La TC cone beam si è oramai definitivamente affermata come apice, in termini di mole di informazioni, della diagnostica per immagini in campo odontoiatrico. D’altro campo, un esame radiografico tanto informativo risulta anche maggiormente gravoso in termini di emissioni radianti e, per questo, richiede la massima attenzione dal punto di vista della sicurezza. Uno degli obiettivi della radioprotezione consiste nell’assicurare i migliori risultati in termini diagnostici al minimo costo biologico, minimizzando, innanzitutto, il rischio di dover ripetere l’esame, per insorgenza di artefatti o altre forme di disturbi dell’immagine.
La dispersione dei raggi X costituisce una delle cause principali del degrado della qualità dell'immagine nella TC cone beam. La maggior parte delle radiazioni disperse viene assorbita dal paziente o deviata in direzione di angoli che non sono orientati verso il rivelatore. La frazione, normalmente limitata, della dispersione che raggiunge il rivelatore contribuisce al segnale totale.
Lo Scatter to Primary Ratio (SPR) è un dato che si ottiene dividendo l'energia della radiazione diffusa per l'energia del fascio primario: un valore pari a 1 indica che la radiazione dispersa è pari alla radiazione primaria che forma l'immagine dell'oggetto indagato dall’esame.
Due parametri di esposizione della TC cone beam influenzano SPR: field of view (FOV) e voltaggio (kV).
Un FOV più ampio genera maggiore dispersione, a causa dell'aumento del numero totale di fotoni dei raggi X, e aumenta anche la proporzione della dispersione rilevata, a causa della maggiore area attiva del rivelatore.
Il voltaggio, ossia la tensione del tubo, influenza la distribuzione dell'energia radiante e quindi la probabilità che si verifichi lo scatter. Oltretutto, un incremento dell’energia determina maggiore probabilità di dispersione.
Lo studio di Pauwels, recentemente pubblicato su Dentomaxillofacial Radiology, si è proposto di indagare l'effetto del FOV e dell'energia del fascio radiante sulla SPR nella CBCT dentale.
Gli sperimentatori hanno allestito un fantoccio antropomorfo, rappresentante un maschio adulto, costituito da materiali equivalenti ai tessuti: ossa, denti, tessuti molli e cavità pneumatizzate. Questo è stato sottoposto a una serie di scansioni CBCT. Sono stati predisposti 11 FOV diversi per dimensioni e posizioni, corrispondenti alle indicazioni cliniche più comuni per l’esame. Ciascuna delle riprese è stata valutata con 3 diversi valori di voltaggio (90, 77 e 69 kV): questi, combinati con amperaggi e tempi di esposizioni differenti, hanno determinato sempre le stesse dosi di radiazioni. Dunque, complessivamente, sono state sperimentate 33 combinazioni differenti.
I FOV più ampi hanno mostrato maggiore dispersione, con differenze significative di SPR nella maggior parte delle valutazioni incrociate: la più ampia è stata rilevata confrontando un FOV di 17×12 cm con uno di 6×6 a livello mandibolare (il primo ha evidenziato un SPR superiore di 4.9 volte).
L'effetto dell'energia del fascio è risultato, invece, relativamente contenuto, con ulteriori differenze sulla base del FOV.
Gli autori hanno concluso constatando che, per quanto la scelta della dimensione e della posizione del FOV sia determinata dalla regione di interesse diagnostico, il rischio di deterioramento della qualità dell'immagine costituisca un incentivo a limitare il più possibile le dimensioni del FOV stesso.