Le vetroceramiche costituiscono oramai una realtà in odontoiatria protesica. Nello stesso tempo, si tratta forse dei materiali su cui si stanno compiendo gli sforzi maggiori nell’ottica di potenziare tanto le caratteristiche micromeccaniche e strutturali in generale, quanto i metodi di processazione. Non si può inoltre nascondere poi come le potenzialità estetiche di questi materiali esercitino un’ulteriore attrattiva. Secondo i dati aggiornate a metà 2017 e relativi alla più ampia revisione pubblicata da Silva e colleghi, sono stati proposti all’uso odontoiatrico quasi 40 prodotti diversi appartenenti alla categoria in esame, la quale ha però acquisito popolarità principalmente a seguito dell’introduzione del disilicato di litio nel 1998. Quest’ultimo materiale ha dimostrato capacità meccaniche superiori rispetto a quelle delle vetroceramiche a base di leucite e ha permesso il superamento del limite dei tre elementi nella realizzazione di riabilitazioni protesiche parziali fisse. Oggigiorno è anche un materiale rappresentativo dell’avvento delle ceramiche monolitiche e, parallelamente, della fase di consolidamento della tecnologia CAD/CAM. Oltre che alla fresatura automatizzata, si presta anche alla realizzazione secondo le tradizionali tecniche di pressatura. Per quanto le tecniche (e i relativi risultati) siano differenti, il processo di cristallizzazione è universale, valido per il prodotto “originale” e per tutti quelli ad esso successivi: esso consiste in buona sostanza in un ciclo di surriscaldamento in cui il metasilicato di litio (Li2SiO3) reagisce con silice (SiO2) in fase vetrosa a formare appunto il composto fondamentale (Li2Si2O5, disilicato) Il metasilicato deriva da una sostanza amorfa (Li3PO4, un vetro, appunto) alla temperatura di partenza. Le modifiche successive sono state più o meno ampie, dalla riduzione della dimensione dei cristalli a un range di 2-3 μm, al fine di favorirne l’incastro, fino alla produzione di vetroceramica rinforzata con ceramica policristallina. In questo secondo caso, il disilicato di litio viene impiegato come fase cristallina principale in una matrice vetrosa rinforzata – nella misura del 10% circa – cristalli di biossido di zirconio. Anche in questo caso, peraltro, il processo favorisce la formazione di cristalli di dimensione ridotta, più grandi rispetto al caso precedente, ma comunque fino a un sesto del disilicato originale. L’arresto precoce della crescita dimensionale dei cristalli è da imputare in questo caso all’effetto additivo delle particelle di zirconia. La ridotta dimensione dei cristalli si riflette positivamente in fase di manipolazione, garantendo superiore una maggiore lisciabilità e assicurando così un’eccellente finalizzazione di superficie senza intaccare la quota di matrice disponibile, elementi questi importanti soprattutto per quanto concerne la metodica CAD/CAM.