L’approccio minimamente invasivo, applicato alla conservativa in ambito pediatrico, ha l’obiettivo di ridurre il burden della patologia cariosa e il vantaggio di minimizzare il discomfort alla poltrona, che porta il paziente a un sistematico comportamento evitativo, in grado di complicare l’eventuale gestione clinica successiva.
In questo tipo di approccio rientrano procedure come il trattamento restaurativo atraumatico e la tecnica di Hall. Il primo prevede l’asportazione del tessuto carioso e, conseguentemente, la preparazione della cavità, con il solo ausilio di strumenti manuali; trova comune impiego in odontoiatria pediatrica perché associato a livelli contenuti di dolore, ansia e discomfort e, dunque, ben accettato dal paziente. Si presta anche a essere attuata in situazioni di emergenza, non richiedendo la necessità di elettricità e acqua. Gli autori riportano elevati tassi di sopravvivenza nel caso di superfici singole trattate atraumaticamente, mentre assai variabili sono le indicazioni nel caso di restauri multisuperficie.
La tecnica di Hall, a sua volta, non prevede il ricorso a strumenti rotanti: essa consiste nel posizionamento sul dente di una corona metallica preformata, cementata con materiale vetroionomerico, senza la necessità di una preparazione preventiva. Questa metodica, contrariamente alla precedente, è carente di evidenze riguardo l’accettazione da parte del paziente, ma fornisce buone indicazioni sulla sopravvivenza a lungo termine – 5 anni, parlando comunque di elementi decidui – nei casi di lesioni multisuperficie.
Recentemente, un gruppo di lavoro brasiliano si è proposto di confrontare le due procedure, pubblicando un articolo su BMC Oral Health.
Lo studio è stato impostato come trial clinico randomizzato, a due bracci, a gruppi paralleli e condotto in un setting scolastico (come comune in lavori di questo tipo), con il coinvolgimento di 131 bambini, per un’età media al baseline di 8.1 ± 1.2 anni. Tutti riportavano una lesione cavitata mesio-occlusale a carico di un molare deciduo. 65 pazienti sono stati sottoposti a trattamento restaurativo atraumatico, 66 sono stati trattati mediante tecnica di Hall. Nel secondo gruppo, la dimensione verticale occlusale si è autonomamente ripristinata nel giro di un mese dal trattamento.
Il follow-up è proseguito per un totale di 36 mesi, al termine dei quali hanno aderito 120 bambini, l’85.5% del campione originale. L’outcome primario valutato consiste nel tasso di sopravvivenza, risultato nettamente superiore nei casi trattati con tecnica di Hall (93.4%) rispetto a quello restaurati atraumaticamente (32.7%).
Gli outcome secondari indagati fanno riferimento alla risposta soggettiva ai diversi trattamenti. Il discomfort della tecnica di Hall è risultato significativamente maggiore, seppure non in tutte le fasi della procedura e variando con età e quadro clinico di partenza. Per il resto, sono stati rilevati buoni riscontri in termini di accettazione.