Trattamento della superficie implantare per favorire l’osteointegrazione

È ormai da diverso tempo che si sta assistendo ad un interessante dibattito in ambito scientifico riguardante il ruolo delle caratteristiche della superficie implantare nell’ottenimento dall’osteointegrazione.

Lo stesso fenomeno dell’osteointegrazione, di per sé, è una tematica ampiamente approfondita nel corso degli anni. Per quanto vi sia senza dubbio ancora molto da accertare, i meccanismi fondamentali secondo le quali avviene il processo sono ormai chiari ai ricercatori. In tale senso, è indiscutibile anche il fatto che i processi di guarigione siano influenzati dalle caratteristiche della superficie implantare, la quale si interfaccia direttamente con il tessuto osseo.

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È così che, lungo tutta la storia dell’implantologia, o quantomeno a partire dal suo periodo commerciale, in cui tale tecnologia ha conosciuto la propria diffusione a livello mondiale, le grandi case produttrici hanno sperimentato diverse soluzioni, variamente suffragate dal retroterra scientifico e sperimentale.

Meccanismi per favorire l’osteointegrazione degli impianti dentali

Venendo ora al preciso argomento della trattazione odierna, si cercherà di comprendere alcuni dei meccanismi atti ad accelerare i processi dell’osteointegrazione, tenendo come substrato il materiale di base, ovvero il titanio.

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Come già anticipato, l’obiettivo comune è l’ottenimento della massima attività osteogenica rispetto alla topografia di superficie. La risposta tissutale comprende una serie di eventi che interessano tanto popolazione cellulare quanto la matrice tissutale. Gli studi istologici e le brillanti immagini della microscopia elettronica forniscono l’idea della sequenzialità dei processi di apposizione degli elementi connettivali negli spazi perimplantari. L’interfaccia è un ambiente ricco di GAG e proteine non collageniche (osteopontina, e sialoproteine ossee). Alcuni Autori sottolineano come, guardando alla popolazione cellulare dei tessuti perimplantari, siano ad oggi maggiori le conoscenze sul ruolo degli osteoblasti rispetto a quello degli osteoclasti. Eppure, guardando ai meccanismi del rimodellamento osseo, è ormai provata l’azione di entrambi tipi cellulari.

Allargando la propria visione al di là delle specie proprie del tessuto osseo, la guarigione del sito implantare segue necessariamente i processi comuni di guarigione delle ferite. Il titanio, che pure mantiene una biocompatibilità indubbiamente ottimale, non presenta però proprietà antiossidanti che lo proteggano dallo stress ossidativo, con possibile dilatazione dei tempi di guarigione. È perciò possibile che in futuro vengano proposti trattamenti di superficie atti a favorire la corretta ossigenazione lungo l’interfaccia.

Infine, con la presa di coscienza sulla perimplantite e sulle problematiche a essa connesse, si è discusso ampiamente sulla possibilità di realizzare impianti con proprietà antibatteriche e preventive della formazione del biofilm. Gli Autori, pur ammettendo le potenzialità di uno sviluppo in tal senso, concordano sul fatto che l’osteoconduttività rimanga la proprietà da garantire primariamente.

Trattamento della superficie implantare per favorire l’osteointegrazione - Ultima modifica: 2016-08-18T07:30:32+00:00 da redazione