Grazie ad Alfred l’odontoiatra può conoscere le caratteristiche e la storia clinica di ogni paziente, in qualsiasi momento e con estrema precisione. Questo consente di avere il panorama completo di ciascun caso clinico e di valutare adeguatamente le scelte terapeutiche da attuare nelle varie circostanze. La migliore premessa per il successo di un intervento di riabilitazione implanto-protesica.
Le problematiche a carico della dentatura in cui una persona può incorrere nel corso della sua vita sono numerose e di svariata natura: traumi, patologie e l’avanzare dell’età possono portare a edentulia parziale o totale, condizionando la vita del paziente. In tutti questi casi si rende necessario ricorrere a un intervento per riabilitare la funzione masticatoria e recuperare l’estetica del sorriso. Il ricorso alla chirurgia implantare costituisce una soluzione efficace e definitiva per risolvere il problema della perdita di elementi dentali singoli o multipli; ma è anche una soluzione duratura?
Oggi i progressi tecnologici nel campo della medicina e dell’odontoiatria permettono di ottenere risultati a lungo termine qualitativamente più che soddisfacenti, con interventi e iter terapeutici sempre più precisi e meno invasivi. Il tasso di successo della riabilitazione implanto-protesica si attesta infatti su valori molto elevati, attorno al 98% nel breve termine (Boronat et al., J Oral Maxillofac Surg, 2008) e comunque superiori al 90% anche a 10 anni dalla chirurgia implantare (Alghamdi et al., Dent Mater J, 2020). Sebbene i dati di sopravvivenza e successo implantare siano estremamente positivi, sussiste ancora una certa percentuale di casi di fallimento, sia in una fase precoce (ovvero nel corso del primo anno) sia più a lungo termine.
I fattori da valutare per stabilire il piano di trattamento
A determinare l’esito dell’intervento riabilitativo concorrono, in momenti e con pesi differenti, diversi fattori. Se un impianto fallisce poche settimane o pochi mesi dopo l’operazione, le cause sono da ricercarsi principalmente nella biologia, e spesso si riconducono a una mancata osteointegrazione (Sakka et al., J Investig Clin Dent, 2012).
Ciò può verificarsi per l’instaurarsi di un’infezione nel sito dell’impianto o nelle aree adiacenti, per micromovimenti troppo ampi dell’impianto durante la fase di guarigione, per scarso afflusso di sangue nell’area trattata, o per la presenza di patologie o abitudini viziate che compromettono il normale recupero.
Alcuni di questi fenomeni possono a loro volta derivare dalle difficoltà incontrate dall’implantologo nel programmare o nell’eseguire l’intervento.
Ad esempio, un esame poco accurato della densità e delle dimensioni della cresta ossea disponibile possono portare a scelte non ottimali relativamente al protocollo di preparazione, al tipo di impianto da inserire e alla successiva strategia di carico.
Un carico immediato, ad esempio, eseguito su di un impianto inserito in osso di bassa densità o con scarsa stabilità primaria potrà, molto facilmente, comprometterne l’osteointegrazione.
O ancora, il posizionamento di un impianto in una sede troppo vicina agli elementi o agli impianti adiacenti può favorire un maggior riassorbimento dell’osso interprossimale, causando nuovamente la perdita dell’impianto. Se l’intervento di inserimento implantare e la successiva osteointegrazione avvengono con successo, non è esclusa la possibilità che si possa verificare un fallimento implantare anche dopo molti mesi, o addirittura anni, dall’inserimento.
Solitamente le cause del fallimento tardivo sono maggiormente legate a patologie o abitudini viziate del paziente, come diabete, obesità, fumo e scarsa igiene orale, e ad aspetti “tecnico-meccanici” dell’impianto, come materiali di bassa qualità o tipologia/numero di impianti non idonei o, ancora, a protesi progettate o caricate in modo non adeguato. La buona pratica clinica prevede quindi che l’odontoiatra consideri con attenzione sia l’anamnesi del paziente che le caratteristiche relative al sito implantare. La corretta valutazione di questi fattori contribuisce a stabilire il giusto piano di trattamento, la tipologia di impianto da posizionare – in termini di forma, dimensioni e morfologia di superficie – nonché il protocollo di preparazione del sito implantare e la strategia di carico più appropriati, nell’ottica di realizzare le condizioni migliori per la buona riuscita della riabilitazione implanto-protesica, sia a breve che a lungo termine.
Questa valutazione non è sempre facile. Richiede che le informazioni sulla storia clinica del paziente siano raccolte con meticolosità e completezza, e che la diagnosi sia effettuata in modo accurato. Solo così lo specialista avrà una conoscenza completa della situazione del paziente e, integrando tutti questi dati, potrà delineare la strategia di trattamento più adatta. È quindi necessario che la “cartella clinica” del paziente sia completa, facilmente accessibile e consultabile, e venga aggiornata costantemente durante il trattamento.
Questa operatività “ideale” è però, molto spesso, distante da ciò che si verifica nella pratica di tutti i giorni: non sempre le informazioni relative al paziente vengono raccolte con precisione. Soprattutto i dati anamnestici, radiografici e i progetti implantari sono spesso catalogati in archivi, file e programmi differenti, invece di essere raccolti in un unico gestionale. Il grado di completezza, così come l’organizzazione della cartella clinica del paziente, possono variare anche significativamente tra i diversi centri o, addirittura, tra i diversi specialisti afferenti ad uno stesso centro. Questo comporta che lo specialista abbia accesso a un quantitativo limitato di dati o debba consultare in contemporanea più “fonti” (schede cartacee o file digitali), con il risultato che alcune informazioni possono passare in secondo piano o essere valutate senza che sia loro prestata la dovuta attenzione, influenzando negativamente la corretta pianificazione dell’inserimento implantare e, quindi, l’esito della riabilitazione implanto-protesica.
Dottor Arosio, quanto è difficile stabilire il piano di trattamento più adeguato per un paziente in caso di inserimento implantare?
La pianificazione di un intervento di riabilitazione implanto-protesica è una delle fasi più critiche del mio lavoro; per assicurarsi di ottenere un successo dal trattamento, o meglio, per cercare di ridurre al minimo le possibilità di fallimento, è necessario valutare attentamente le caratteristiche del paziente, sia quelle di carattere generale che quelle specifiche, relative al sito destinato ad accogliere l’impianto. Per un paziente con patologie metaboliche, ad esempio, così come per un soggetto con atrofia della cresta ossea, sarà importante scegliere un tipo di preparazione e un impianto che riducano al minimo i traumi del tessuto osseo, nel primo caso per non rischiare di compromettere il processo di guarigione già alterato dalla malattia, nell’altro per non incorrere in un’ulteriore riduzione del volume osseo disponibile.
Servono quindi molte informazioni relative al paziente. Questi dati sono sempre facilmente reperibili e consultabili?
A dire il vero, no. L’attività odontoiatrica in Italia, avendo una forte connotazione privata, risulta molto eterogenea nelle modalità operative, che includono anche la raccolta dei dati dei pazienti, e la modalità della loro archiviazione. Ciascuno studio si organizza in base alle proprie esigenze: chi conserva schede cliniche auto-compilate dai pazienti in formato cartaceo, chi è dotato di un gestionale ben strutturato, chi cataloga le informazioni in semplici cartelle all’interno del pc, chi mantiene i dati all’interno dello strumento attraverso cui li ha ricavati. Anche le informazioni che vengono raccolte differiscono tra i centri. Di conseguenza non sempre si riesce ad avere una cartella clinico-operatoria unica e completa, ma si devono recuperare le informazioni da fonti differenti. Avere quindi una sola piattaforma che gestisce tutti i dati semplificherebbe notevolmente la consultazione e agevolerebbe la successiva pianificazione.
Dottor Banfi, crede che Alfred possa essere un valido “aiutante” per ridurre ulteriormente il tasso di fallimento implantare?
Credo che la piattaforma Alfred possa rappresentare uno strumento utile per pianificare al meglio l’intervento di inserimento implantare. La compilazione guidata dell’anamnesi del paziente permette di non tralasciare informazioni importanti circa il suo stato di salute, così come la possibilità di caricare fotografie e radiografie permette di evitare di aprire ogni volta il software dedicato e cercare lo specifico paziente. Una consultazione semplice e rapida delle informazioni disponibili, peraltro accessibili online da qualsiasi dispositivo, sicuramente facilita e ottimizza il processo di valutazione pre-operatoria, favorendo il raggiungimento di un risultato migliore.
Una guida per una cartella clinica digitale completa
È proprio in questo contesto che l’odontoiatra può trovare un aiuto concreto in Alfred, un nuovo sistema digitale avanzato, sviluppato da IDI Evolution, che permette un’integrazione a 360 gradi di tutte le informazioni relative al paziente. Alfred è una piattaforma con intelligenza artificiale basata su cloud, in grado di memorizzare i dati utili dei pazienti a fini clinici e diagnostici e di dialogare con diverse strumentazioni in uso nello studio odontoiatrico, in particolare con il micromotore TMM3 di IDI Evolution.
Inizialmente nato come strumento digitale per l’elaborazione e la registrazione dei soli dati relativi all’inserimento implantare attraverso il micromotore, Alfred si è poi evoluto in quello che può essere considerato un vero e proprio “gestionale clinico”, che guida l’odontoiatra nella creazione di una cartella clinica digitale completa.
Tra i grandi vantaggi, rispetto ad altri sistemi informatici di archiviazione dei dati, vi è proprio il fatto che tutti i dati sono raccolti in un unico “spazio virtuale”, così da poterli sfruttare per una valutazione globale più accurata. Essendo una piattaforma completamente online, Alfred risulta accessibile da qualsiasi dispositivo; questo svincola l’odontoiatra dall’impiego dei supporti informatici dello studio medico o dalla specifica apparecchiatura in uso.
Un ulteriore, ma non meno rilevante, vantaggio di Alfred è che il sistema presenta un’interfaccia molto semplice e intuitiva; la compilazione e la consultazione da parte del medico diventano quindi facili e rapide, agevolando notevolmente l’organizzazione e la visualizzazione delle informazioni di interesse. Come un vero maggiordomo, Alfred semplifica, quindi, il lavoro del clinico, e non solo da un punto di vista organizzativo.
Oltre ad essere un potente strumento di “archiviazione”, Alfred possiede anche degli elaborati algoritmi di calcolo che operano in background, analizzando in tempo reale tutti i dati relativi al posizionamento dell’impianto che, generati dai diversi TMM3 attualmente in uso, confluiscono nel suo database. Queste informazioni vengono attentamente esaminate alla ricerca di pattern che possano orientare il singolo implantologo nella pratica quotidiana.
In particolare, tra le informazioni di maggiore interesse che vengono rielaborate dal software, vi sono i dati di densità ossea e di stabilità primaria, ricavati, rispettivamente, dai valori di coppia media e di integrale registrati da TMM3 in fase di lettura diagnostica della densità ossea e poi durante l’inserimento dell’impianto. Questi parametri, validati e avvalorati da un percorso di ricerca su diversi modelli sperimentali e in diversi studi clinici (Iezzi et al., Clin Implant Dent Relat Res, 2015; Di Stefano et al., Int J Oral Maxillofac Implants, 2016; Di Stefano et al., J Prosthet Dent, 2018; Orlando et al., Dent J, 2019), offrono un insieme di informazioni obiettive, e quindi affidabili, sulla base delle quali elaborare il piano di trattamento che meglio si adatta alle caratteristiche del paziente. Alfred, quindi, non solo fornisce tutte le informazioni al momento del bisogno ma è anche pronto a “consigliare” saggiamente l’odontoiatra.
Tutto questo è d’aiuto nel ridurre il tasso di fallimento implantare. Come già detto, il successo di un intervento di riabilitazione implanto-protesica, sia a breve che a lungo termine, dipende da molti fattori. Tra tutti, la corretta valutazione delle caratteristiche del sito implantare e dell’anamnesi del paziente rivestono un ruolo di primaria importanza. Alfred contribuisce proprio a questo, aiutando l’odontoiatra a raccogliere in modo preciso e completo tutte le informazioni relative ai pazienti, archiviandole in un’unica cartella velocemente consultabile. Inoltre, tramite il dialogo con il motore TMM3, fornisce dei valori predittivi relativi ad alcuni parametri clinici, basati sull’“esperienza” derivata da interventi precedenti inferita attraverso sofisticati algoritmi statistici. Ciò consente di avere a disposizione un elevatissimo numero di informazioni, strutturate in modo semplice, che agevolano la valutazione del caso e, quindi, il flusso decisionale relativo al trattamento.
Con pochi semplici click il panorama completo di ciascun caso clinico
Dietro il volto di Alfred il sistema è composto di più sezioni, ciascuna caratterizzata da specifici campi compilabili mediante una scelta tra opzioni preinserite. Grazie a questo percorso pre-strutturato di inserimento delle informazioni, il dentista è facilitato nel raccoglierle con accuratezza, e creerà facilmente, per ciascuno dei suoi pazienti, una cartella clinica completa.
Nella sezione di Alfred dedicata alle caratteristiche del paziente, è possibile specificare se il soggetto presenta problemi cardiovascolari, eventualmente di che tipo e trattati con quale farmaco, se è affetto da diabete, osteoporosi, malattie autoimmuni, allergie o intolleranze alimentari, se ha o non ha avuto malattie neoplastiche, se è fumatore, se presenta malattia parodontale o edentulia e quale sia il suo livello di igiene orale. Queste condizioni, infatti, rappresentano fattori negativamente associati all’esito dell’intervento implantare (Al-Sabbagh & Bhavsar, Dent Clin North Am, 2014; Chrcanovic et al., J Dent Res, 2016) e devono essere attentamente considerate durante la pianificazione del trattamento. A tal proposito, se oggi interrogassimo Alfred, ci farebbe notare come, dei casi di fallimento osservati, il 31% riguardava pazienti affetti da patologie cardiovascolari, il 23% erano pazienti che presentavano una scarsa igiene orale e il 38% erano fumatori. All’interno del sistema si trova poi una sezione di “diagnosi”, in cui è possibile caricare le radiografie e tutto il materiale fotografico prodotto durante la fase di valutazione iniziale del paziente. Lo specialista troverà qui raccolte tutte le ulteriori informazioni utili a formulare un piano di trattamento adeguato; ripercorrendo con facilità anche eventuali condizioni patologiche riportate, potrà affinare le proprie scelte terapeutiche e delineare la strategia di carico da adottare.
Una volta definite le caratteristiche del piano di trattamento, verrà quindi compilata la relativa sezione, specificando tecnica operatoria, posizione dentale, tipo e caratteristiche dell’impianto, a cui farà seguito una sezione riepilogativa dei parametri clinico-operatori rilevati durante il suo inserimento, tra i quali la coppia di picco e integrale. Queste due misure, fornite dal motore TMM3, saranno inserite automaticamente nel sistema, grazie al dialogo diretto tra Alfred e lo stesso micromotore. Infine, un’ultima sezione permetterà di inserire, opportunamente catalogati, sia il materiale radiografico o fotografico post-operatorio sia tutte le informazioni relative all’esito dei controlli. Grazie ad Alfred, con pochi semplici click, l’odontoiatra potrà conoscere tutte le caratteristiche e la storia clinica del paziente, in qualsiasi momento e con estrema precisione. Ciò gli consentirà di avere il panorama completo di ciascun caso clinico e di valutare adeguatamente le scelte terapeutiche da attuare nelle varie circostanze. E quale migliore premessa per il successo di un intervento di riabilitazione implanto-protesica se non una pianificazione ad-hoc basata sulle caratteristiche del paziente?
La speranza è quindi quella che Alfred guidi in modo sempre più diffuso gli specialisti verso una diagnosi e una formulazione di trattamento corrette, che conducano infine a un risultato riabilitativo di successo.