La gestione e il mantenimento dei tessuti molli perimplantari – in particolare la quota di mucosa cheratinizzata disponibile – è fondamentale nell’ottica del successo di una riabilitazione implanto-protesica. Nei casi in cui il tessuto si presenti deficitario, sono state codificate diverse tecniche chirurgiche atte a incrementarlo, come ad esempio l’inserimento del cosiddetto “innesto libero gengivale”.
Il gruppo di lavoro di Oh ha constato come la maggior parte atti a considerare il ruolo dello spessore della mucosa cheratinizzata nel mantenimento della salute del tessuto perimplantare si sia concentrata sui risultati a breve termine e/o non abbia incluso gruppi di controllo al fine di confrontare i risultati. La gran parte delle evidenze disponibili sull'influenza della mucosa cheratinizzata sul livello della cresta ossea proviene da studi su animali, il resto da pochi studi clinici.
Per questo motivo, il medesimo gruppo ha deciso di estendere a 4 anni il follow-up di un lavoro che aveva valutato, inizialmente per 18 mesi, un gruppo di pazienti con mucosa cheratinizzata di spessore inferiore a 2 mm, alcuni trattati con free gingival graft, altri no.
Il campione iniziale constava di 30 pazienti, sottoposti a 55 trattamenti implantari e randomicamente assegnati a uno dei due gruppi, differenziati appunto dalla presenza o assenza della soft tissue augmentation. Ai pazienti che nel primo protocollo non avevano ricevuto l’innesto è stata proposta la possibilità (gli autori hanno parlato di “delayed free gingival graft”).
Al termine del secondo periodo di follow-up, le mucose perimplantari innestate mantenevano il guadagno di mucosa cheratinizzata e, allo stesso tempo, la recessione media di 0.5 mm inizialmente rilevata. Le stesse rilevazioni si sono riproposte in 2 dei 5 pazienti trattati in seconda fase (ai 18 mesi). Per quanto riguarda il livello osseo crestale, differenze significative sono state rilevate solo sull’aspetto distale, non su quello mesiale.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology, è stato recentemente valutato da Romina Brignardello-Petersen per il Journal of the American Dental Association. L’autrice, constatando delle omissioni nella descrizione del metodo, non ha potuto determinare il bias di selezione, ha reputato invece basso il detection bias, ossia quello legato al tipo di intervento e alla valutazione degli outcome. La perdita nel follow-up di quasi un quarto di un campione già limitato, invece, ha reso elevato il rischio di attrition bias.
La valutazione si conclude con la constatazione della stabilità del gruppo di intervento originale. I dati relativi al gruppo di controllo iniziale, in parte sottoposto a trattamento, non permettono invece una valutazione né sugli stessi casi di delayed free gingival graft, né sui controlli a 4 anni.
In conclusione, lo studio fornisce comunque indicazioni importanti a favore dell’impiego dell’innesto nei casi di mucosa cheratinizzata sottile, che risulta essere una tecnica predicibile a lungo termine nell’implementazione dei tessuti perimplantari.
Riferimenti bibliografici