Nell’approccio alla malattia cariosa, la diagnosi precoce sta diventando una componente sempre più importante ai fini di ottimizzarne la gestione clinica.
In particolare, le sedi interprossimali risultano tra le più complesse dal punto di vista diagnostico, clinicamente ma anche attraverso gli esami radiografici. Le riprese intraorali, periapicali e bite-wing (queste ultime specifiche per la sede interprossimali) hanno indiscutibilmente beneficiato dell’avvento del digitale. Alcuni autori sottolineano come queste mantengono alcuni limiti, ad esempio quelli legati alla inevitabile sovrapposizione delle strutture nella formazione dell’immagine bidimensionale.
Su questi presupposti e con particolare interesse per la sede interprossimale, negli anni (a partire indicativamente da metà degli anni ’90) sono state sviluppate metodiche non radiografiche, basate esattamente sulla tecnica foto-ottica. È sempre corretto rimarcare chiaramente che il primo vantaggio di queste metodiche alternative consiste nel risparmio della pur esigua dose radiante alla quale viene esposto il paziente.
Un esempio è rappresentato dalla tecnologia near-infrared light transillumination (NILT), a sua volta evoluzione della nota metodica digitale di transilluminazione a fibra ottica (DiFOTI). La principale evoluzione della NILT consiste nella sostituzione della radiazione luminosa visibile della DiFOTI con una radiazione invisibile a elevata lunghezza d’onda, classificata come near-infrared radiation (λ = 0.75 – 1.4 μm). Ciò favorisce una riduzione dello scattering, ovverosia l’effetto di dispersione, e fa pertanto progredire la radiazione maggiormente all’interno del tessuto.
Questa specifica tecnica risulta ancora poco indagata nella diagnosi della carie interprossimale: è quanto si sono proposti di fare Baltacioglu e Orhan nel loro studio in vivo, i cui risultati sono stati pubblicati a fine 2017 sul portale BMC Oral Health.
Diagnosi precoce delle carie interprossimali per riabilitazioni minimamente invasive di II classe
Lo studio ha coinvolto un campione di 52 elementi dentari (da 26 pazienti) con margini interprossimali non trattati in precedenza, sottoposti a valutazione radiografica (bite-wing digitale con sistematica a fosfori a memoria) e, appunto, con tecnologia NILT. Le immagini acquisite sono state sottoposte per due volte a due clinici, un radiologo e un dentista, specializzati rispettivamente nel settore maxillo-facciale e in odontoiatria restaurativa. I pazienti sono stati sottoposti a sedute per la validazione clinica della diagnosi – allestimento della cavità – nei 36 denti in cui le suddette indagini precliniche non hanno escluso la presenza di carie.
L’elaborazione statistica ha previsto valutazioni della concordanza intra e interoperatore per ciascuna delle due metodiche, i cui risultati sono stati poi incrociati con la fase clinica attraverso analisi receiver operating characteristic (ROC).
Non sono state rilevate differenze statisticamente significative, pertanto, la tecnologia NILT è stata indicata come alternativa alla radiografia digitale bite-wing, adeguata per sensibilità e accuratezza alla diagnosi di carie interprossimale.
Riferimenti bibliografici