La malattia parodontale costituisce una condizione multifattoriale comprendente una componente batterica, necessaria ma non sufficiente. Per questo motivo, il razionale d’impiego di composti antibatterci e farmaci antibiotici risulta dissimile da quello normalmente impiegato nel caso di una comune patologia infettiva.
Concettualmente, l’impiego di tali molecole può essere indicato nelle sedi di parodontite localizzata o, sempre localmente, nei siti non rispondente alla tradizionale terapia meccanica. Per questo, la somministrazione risulta principalmente di tipo locale.
Antibatterici a livello locale in parodontologia
A questo proposito, un gruppo di lavoro australiano recentemente, ha condotto una revisione della letteratura atta a considerare le tecniche di drug delivery locale attualmente disponibili in ambito parodontale. Il lavoro completo è stato da poco pubblicato su Dentistry Journal e la presente trattazione ne sintetizza lo schema.
In primo luogo, l’impiego di irriganti antibatterici: si fa riferimento alla terapia domiciliare, che si basa sostanzialmente sui collutori contenenti clorexidina, tuttavia esistono anche metodiche di irrigazione alla poltrona con utilizzo di molecole differenti. In generale, l’irrigazione fornisce risultati buoni ma transitori: da qui è partito lo sviluppo di sistemi a efficacia prolungata.
Discorso simile è valido per i gel: accanto ai prodotti più semplici a base di clorexidina, vi sono composti studiati per rimanere in sede maggiormente a lungo. Un esempio è quello di un gel di xantano, sempre contenente clorexidina all’1.5%, da posizionare tramite siringa all’interno della tasca parodontale, dove va incontro a dissoluzione nel giro di 10-30 giorni. Anche in questo caso, esistono diverse molecole antibatteriche alternative alla clorexidina, compresi veri e propri antibiotici. Tra questi, ad esempio, alcune tetracicline (doxiciclina, minociclina) dotate di ampio spettro di attività nei confronti dei patogeni parodontali.
Le fibre sono dei sistemi, fissati con adesivo cianoacrilato o medicazione parodontale, che prevedono appunto il rilascio protratto di molecole antibatteriche. Lo sviluppo di questi prodotti ha subito una battuta d’arresto per quanto riguarda i composti non degradabili ed è ora in fase di rilancio, con nuove molecole riassorbibili.
Un contenitore ampio è quello dei sistemi di delivery a matrice, in cui la componente antibatterica si trova distribuita uniformemente all’interno di un polimero, che anche in questo caso permette la diffusione controllata, di pari passo con la dissoluzione della matrice.
Un esempio è il chip parodontale, che incorpora 2.5 mg di clorexidina, distribuita in maniera bifasica: un 40% nelle prime 24 ore, il resto in seguito.
Infine, vanno citati i polimeri microparticolati dispersi in matrice le nanoparticelle a struttura amorfa e cristallina e, da ultimi, i sistemi liposomiali biomimetici.
Riferimenti bibiliografici
https://www-ncbi-nlm-nih-gov.pros.lib.unimi.it/pmc/articles/PMC7822216/