L’asma è una delle patologie croniche maggiormente diffuse nella popolazione pediatrica. Si tratta di una condizione infiammatoria caratterizzata da episodi variabili e reversibili di ostruzione a carico delle vie aeree e broncospasmo, quadro spesso susseguente a un trigger preciso, alle volte noto. La Global Initiative for Asthma (GINA) prevede una classificazione a seconda della gravità della patologia ma anche dell’adeguatezza del controllo della sintomatologia. La maggior parte dei soggetti asmatici viene indirizzata verso una terapia preventiva a lungo termine, volta in effetti proprio a impedire l’aggravamento dei sintomi. Questa consiste solitamente in una somministrazione topica, per via inalatoria, di corticosteroidi. In fase acuta il paziente potrà assumere farmaci ad azione broncodilatatoria (beta-2 agonisti, anticolinergici), sempre per via inalatoria. I soggetti con patologia allergica grave potranno essere trattati con ulteriori farmaci, anche ad azione sistemica, compresi anticorpi monoclonali. La presente trattazione vuole dunque riflettere su alcuni aspetti odontoiatrici di tali premesse.
Proprio la prolungata profilassi/terapia steroidea topica può condurre ad un’alterazione del microbiota orale e alla conseguente sovrainfezione da Candida. Tale condizione è oggetto di una specifica raccomandazione all’interno delle Linee Guida di odontoiatria pediatrica rilasciate dal Ministero della Salute: le complicanze possono essere controllate semplicemente sciacquando la bocca con acqua al termine di ogni inalazione (forza della raccomandazione A, grado dell’evidenza I).
Le stesse linee guida aggiungono che alcuni farmaci antiasmatici, insieme con la prolungata respirazione orale, possono indurre xerostomia. A questo riguardo, la riduzione dell’azione protettiva da parte del flusso salivare determina un incremento del rischio di carie: secondo la revisione sistematica a cura di Alavaikko e colleghi (2011), questo risulta raddoppiato sia nella dentizione decidua che in quella permanente.
Questi pazienti risultano inoltre più frequentemente soggetti a erosione, ovvero a danneggiamento chimico (e non carioso) a carico dei tessuti dentari. Anche questa condizione sarebbe correlata ad alcune metodiche inalatorie. In più, questi soggetti soffrono con maggiore frequenza di reflusso gastroesofageo. La relazione causale con l’asma non è stata però del tutto chiarita: si tratta in ogni caso di due condizioni comuni in età pediatrica.
In ultima analisi, indicazioni interessanti, anche se ancora in parte contraddittorie, sono state rilevate in ambito parodontale. La diminuzione del flusso salivare e, con esso, della concentrazione di IgA secretorie esporrebbe infatti il paziente a un rischio aumentato di sviluppare malattia parodontale. In più, è stato rilevato un incremento di IgE (anticorpi legati alla risposta allergica) a livello gengivale, in soggetti asmatici: anche questo dato potrebbe essere correlato alla condizione parodontale.