Oncologia e bifosfonati: 3 importanti linee guida

Per il trattamento dell'odontoiatria

Nella prima parte dell’articolo sono stati approcciati gli aspetti generali delle problematiche orali connesse alle terapie oncologiche tra cui la xerostomia. Una raccomandazione di base per il paziente, che vale la pena di ribadire, è il riferirsi ad uno stesso professionista, che sia coinvolto nel piano di trattamento generale e che possa interfacciarsi con i medici curanti. Riferendosi all’odontoiatra prima delle terapie, si potranno individuare i potenziali foci tossinfettivi e prevenire, idealmente, la maggior parte delle complicanze.

L’odontoiatra, oltre a svolgere le prestazioni giudicate necessarie prima dell’inizio delle terapie oncologiche, istruirà il paziente sulle manovre di igiene fondamentali per mantenere un grado accettabile di salute orale. Nonostante tutto ciò, come detto, sono diverse le problematiche che possono insorgere durante il percorso clinico.

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Una delle mucositi che più comunemente si manifestano nel paziente immunodepresso è quella su base fungina. Le linee guida consigliano l’utilizzo di antimicotici locali (nistatina in sospensione, 4 volte al dì fino al secondo giorno dalla risoluzione dei sintomi; miconazolo gel, da applicare sempre 4 volte al giorno fino a 48 ore oltre la guarigione clinica) o sistemici, questi ultimi di efficacia solitamente superiore.

Per quanto riguarda l’iposalivazione, nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi trattamenti atti a limitare tale condizione, una delle più spiacevoli fra quelle legate a radioterapia (ruolo importante nel rischio di carie e nella disgeusia). La somministrazione di semplici sostituti salivari, al momento, rimane comunque l’approccio più comune, l’unico in alcuni casi.

Un capitolo a parte va senza dubbio dedicato ai bifosfonati, come confermato dal fatto che il Ministero abbia diffuso un documento di linee guida dedicato. Il legame fra queste molecole e il rischio di necrosi dei mascellari è stato trattato in maniera approfondita, anche in articoli precedenti. In ambito oncologico, questa classe di farmaci è indicata per una serie di pazienti particolarmente delicati, ovvero i portatori di lesioni focali ossee da demineralizzazione, metastasi in particolare. Questi casi, solitamente, richiedono somministrazione endovenosa a dosaggi estremamente elevati; ciò è particolarmente importante, come ricorda anche Edwards, che osserva come più del 90% dei casi di osteonecrosi documentati dal FDA abbiano interessato pazienti trattati per endovena.

In questo video il meccanismo d’azione dei bifosfonati

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Per quanto non esistano protocolli univoci riguardanti i soggetti in terapia endovenosa con bifosfonati, si rileva una sostanziale concordanza nel controindicare le terapie elettive, implantologia su tutte.

Una nota finale viene doverosamente dedicata ai pazienti pediatrici in cura per patologia oncologica. Le linee guida per la prevenzione delle sole patologie di interesse odontoiatrico, proprio perché indirizzano ad un approccio multispecialistico, sono volutamente indirizzate ad un pubblico ampio di operatori sanitari e caregiver: oncologi, odontoiatri, igienisti dentali, infermieri, logopedisti, fisioterapisti, psicologi e nutrizionisti.

Qui sotto è possibile trovare alcune fondamentali linee guida proprio relative all’utilizzo dei bifosfontati

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2139_allegato.pdf

http://www.andi.it/files/2012/06/2009-10-15-LINEE-GUIDA-BIFOSFONATI-unito.pdf

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_newsAree_1150_listaFile_itemName_0_file.pdf

Oncologia e bifosfonati: 3 importanti linee guida - Ultima modifica: 2016-06-23T07:56:41+00:00 da redazione