Quali sono oggi le prospettive per la nostra categoria di fronte alla crisi economica che attanaglia il Paese e che sarà ulteriormente complicata dalle conseguenze autunnali del coronavirus? E quali le risposte che come categoria possiamo dare ai numerosi problemi sociali che si presenteranno, sempre più evidenti, anche nei nostri studi?
Sappiamo che il rapporto medico-paziente viene oggi messo in discussione da pazienti sempre più esigenti e più informati (o pseudo-informati) che, quando insoddisfatti da una proposta di trattamento, iniziano a peregrinare alla ricerca di qualcuno che accontenti le loro richieste. E qui entrano in gioco i grandi centri organizzati sotto forma societaria (talvolta ubicati all'interno di importanti aziende ospedaliere ) che lavorano secondo logiche di mercato, dispongono di un’ampia struttura aziendale, e talvolta propongono prestazioni a basso costo, sconti e offerte speciali.
Un approccio di marketing che incontriamo per strada, in metropolitana, sulle pagine dei quotidiani. Pagamenti flessibili e rateizzati, orari prolungati con aperture anche nel weekend, strutture nuove con tecnologie all’avanguardia, personale amministrativo formato in marketing e comunicazione.
Il paziente, che non ha strumenti per valutare l’operato clinico, si lascia sedurre, ignorando i rischi che può correre la sua bocca (e il suo portafoglio, aggiungerei, viste le chiusure improvvise di alcune strutture di cui abbiamo letto sulla stampa!) se affidata a mani di operatori di giovane età, e quindi non particolarmente esperti, con potere contrattuale nei confronti delle proprietà spesso scarso, e che è interesse della categoria rendere sempre maggiore e con il medico odontoiatra protagonista e non più ai margini della realtà imprenditoriale.
Se queste sono le premesse, non sembra facile promuovere un progetto di odontoiatria sostenibile per il clinico, per il paziente e per la filiera produttiva, in cui etica ed Evidence-Based Dentistry costituiscano la base dell’operare. Un’odontoiatria in cui sia il paziente al centro dell’attenzione, e non la prestazione. Se lo scenario attuale ha reso il paziente molto sensibile ai costi, la comunicazione medica certificata lo ha però reso anche consapevole dell’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce in medicina. La prevenzione costa meno della cura, ma occorre pagarla subito.
Ma se correttamente spiegata, compresa e praticata, può garantire un risparmio futuro, assicurando anche credibilità alle nostre azioni cliniche più complesse. Investire tempo ed energie nell’educazione a corretti stili di vita ci può aiutare a mantenere saldo il rapporto di fiducia e ridare valore all’atto medico: dall’igiene orale a una sana alimentazione, dalla cessazione del fumo a una equilibrata attività sportiva e alla gestione dello stress psicologico, gli spunti per aiutare il paziente a prendersi cura di sé certo non mancano e possono essere promossi all’interno dei nostri studi.
Siamo pronti per questo cambiamento? Applicare nuovi approcci clinici con vecchi paradigmi di comportamento potrebbe generare grandi illusioni nel dentista e nuove insoddisfazioni nel paziente. È necessario quindi cambiare il nostro modo di pensare se vogliamo affrontare le sfide future della professione. Le Istituzioni odontoiatriche, quella ordinistica in particolare, che nei prossimi mesi verrà rinnovata con nuovi meccanismi elettorali, devono avere oggi un ruolo da protagoniste nella tutela, nell’indirizzo e nel rinnovamento della professione. Formazione ai professionisti, sostegno ai giovani e introduzione alle nuove tecnologie, ma anche promozione di stili di vita sani, comunicazioni scientifiche validate e offerta di una prevenzione sociale. Sono questi solo alcuni degli obiettivi a cui l’odontoiatria di qualità deve tendere, ma che necessitano di mezzi concreti e uomini preparati per essere realizzati.
Noi siamo pronti a metterci in gioco, e voi?