I corticosteroidi di sintesi sono tra i più potenti, versatili e impiegati farmaci antinfiammatori; nel contempo, essi esigono di essere maneggiati con attenzione. Si tratta di molecole simili tra loro, che si differenziano principalmente proprio per potenza d'azione e durata.
Gli antinfiammatori sono probabilmente i farmaci maggiormente prescritti dagli odontoiatri, che li utilizzano tipicamente nella gestione del dolore odontogeno. La classe di antinfiammatori più impiegata è senza dubbio quella degli antinfiammatori non steroidei (FANS). Questi espletano la propria azione farmacologica come inibitori (più o meno stabili) dei recettori delle due isoforme delle ciclossigenasi, COX-1 e COX-2.
I corticosteroidi inibiscono l'enzima fosfolipasi, sopprimendo la liberazione di altri fattori dell'infiammazione – i leucotrieni – sui quali i FANS non agiscono.
Affiancato al dolore odontogeno va ricordato quello iatrogeno: si consideri in questo senso quello legato alla pratica endodontica. Complessivamente, l'incidenza del dolore postoperatorio susseguente a trattamento endodontico si attesta fra 3 e 58% e, come detto, viene controllato principalmente mediante l'uso dei FANS.
L'uso dei corticosteroidi nella gestione del dolore postoperatorio in endodonzia è, invece, piuttosto ridotto. Volendo appunto definire un ambito evidence-based di utilizzo dei farmaci, un gruppo di lavoro californiano (Nath e colleghi) ha condotto una revisione sistematica con metanalisi, pubblicata a metà 2018 sul Journal of Dental Anesthesia and Pain Medicine.
Partendo uno screening di 198 lavori provenienti da quattro banche dati (PubMed, Web of Science, Cochrane Library, Embase) sono stati considerati 45 full-text: di questi, 14 sono stati portati alla valutazione qualitativa e 9 fino alla metanalisi.
Come anticipato, i corticosteroidi si distinguono per versatilità: negli studi indagati, infatti, sono stati utilizzate 3 molecole (desametasone, prednisolone e metilprednisolone per vari dosaggi) diverse e ben 5 modalità di somministrazione (orale, intramuscolare, sovraperiostale e, addirittura, intracanalare e intraligamentosa).
I risultati degli studi caso-controllo attestano, al netto di una qualità definita bassa/moderata dagli stessi autori, un'efficacia pari al 70%, nella riduzione del dolore postoperatorio, a 4-6 ore, della somministrazione (orale o intraligamentosa) di corticosteroidi associata alla tecnica di blocco alveolare inferiore come potenzialmente utile nella riduzione del dolore postoperatorio. Il dato risulta significativo solo nella prima fase postoperatoria: a 24 ore, infatti, il tasso di efficacia è limitato al 13.5% dei pazienti.
Nella sua consueta rubrica per la rivista dell'American Dental Association, Romina Brignardello-Petersen conferma le criticità (rischio di bias) dello studio, precisando come queste siano legate alle fonti e non alla procedura di revisione. Per i prossimi anni, pertanto si attendono indicazioni più conclusive legate all'efficacia del trattamento e, conseguentemente ad esse, protocolli ripetibili.
Riferimenti bibliogafici