Il grande rialzo di seno mascellare con accesso tramite antrostomia laterale costituisce oggi una delle procedure di chirurgia implantare tra le più sicure, predicibili e, conseguentemente, una tra le più utilizzate.
Trattandosi comunque di un intervento chirurgico, per di più di larga diffusione, il grande rialzo è esposto a rischio di complicanze. La più comune, con un’incidenza media attestabile tra il 15 e il 20%, o quantomeno la più significativa, per quanto riguarda questo intervento, è rappresentata dalla perforazione della membrana schneideriana.
Questa complicanza riconosce numerosi possibili fattori di rischio, alcuni dei quali legati all’anatomia sinusale e alle relative variazioni morfologiche. Tra questi, sono stati proposti e variamente indagati, ad esempio, lo spessore della membrana, quello della parete laterale su cui viene condotta l’osteotomia, la presenza di setti di Underwood. Si tratta di variabili indagabili tramite l’uso della TC cone beam, esame di imaging assolutamente routinario per questo tipo di interventi.
Recentemente, il lavoro di Basma e colleghi, pubblicato sull’ International Journal of Oral Implantology, si è proposto di valutare se, nello specifico, lo spessore della parete sinusale sulla quale viene disegnata la finestra osteotomica, rappresentasse un fattore di rischio per la perforazione della membrana schneideriana.
Lo studio è stato impostato secondo un modello retrospettivo: gli autori hanno vagliato un totale di 209 CBCT, relative ad altrettanti pazienti, sottoposti complessivamente a un totale di 251 interventi di rialzo del seno, mono o bilaterale, tra il 2013 e il 2018, in due diversi poli universitari statunitensi. Di questi, in 67 casi è stata registrata una perforazione della membrana.
La cresta residua media risulta pari a 3.33 ± 1.41 mm. Lo spessore di parete è stato valutato in due punti, a 4 e 6 mm coronalmente rispetto al pavimento antrale. I valori di spessore medi dell’intero campione, misurati sulla TC, sono risultati pari a 1.59 ± 0.84 mm e 1.58 ± 0.83 mm, rispettivamente a 4 e 6 mm. Gli stessi parametri, nei soli seni trattati senza perforazione sono risultati pari a 1.59 ±0.84 mm e 1.58 ± 0.83 mm ; quelli dei seni andati incontro a perforazione, a 2.43 ± 0.56 mm e 2.41 ± 0.56 mm. La differenza è risultata statisticamente significativa.
Sono stati anche definiti dei cut-off di rischio: la presenza di una parete con uno spessore ≤1 mm ha determinato un rischio di perforazione del 12.1%, rischio che sale al 56.4% con una parete spessa ≥2 mm.
Quelli riportati sono i valori relativi alla registrazione dei 4 mm; quelli relativi alla misurazione dei 6 mm sono in linea.
Gli stessi autori hanno anche valutato la presenza di setti di Underwood e irregolarità della parete stessa, che però non hanno evidenziato incrementi significativi del rischio.