Il virus di Epstein-Barr (EBV) è uno dei virus della famiglia Herpesviridae (viene in effetti denominato alternativamente come HHV-4) di maggiore interesse per l’uomo. Si tratta esattamente di un Gammaherpesvirus: i virus di questa sottofamiglia manifestano un tropismo cellulare limitato agli epiteliociti dell’oro e rinofaringe – da qui viene trasmesso per diffusione aerogena dei relativi fluidi – e ai linfociti B che esprimono il recettore CD21 per il complemento; a questo si legano anche gli antirecettori virali gp325 e gp42.
Si distinguono due genotipi diversi: EBV-1 è quello maggiormente diffuso in Occidente. Un dato interessante vede però un’alta frequenza di positività al sierotipo 2 fra i soggetti sieropositivi per HIV.
Da un punto di vista clinico, il virus tende a dare manifestazione asintomatica o comunque benigna in età infantile, quando nella maggior parte dei casi viene contratta l’infezione primaria.
EBV è noto anche come l’agente eziologico della mononucleosi infettiva, la “malattia da bacio” che colpisce preferenzialmente nel periodo adolescenziale e che si manifesta con diversi sintomi (astenia, febbre, faringite, epatosplenomegalia e altro) dalla gravità pure variabile , per un periodo di 2-4 settimane.
Nel complesso, il 90% degli adulti riporta positività a una infezione latente da EBV.
Il virus è collegato poi a condizioni patologiche di gravità assai più rilevante, tra i quali il carcinoma nasofaringeo e linfomi della linea B, in particolare il linfoma di Burkitt, endemico nella popolazione infantile di alcune aree dell’Africa equatoriale.
Il dato specialistico che maggiormente interessa gli odontoiatri e, segnatamente, chi si interessa di patologia orale, riguarda la già citata correlazione con infezione da HIV. In questi pazienti si può infatti manifestare una peculiare lesione produttiva a carico delle mucose orali, detta leucoplachia capelluta. Questa rappresenta la conseguenza di una disregolazione del ciclo cellulare. Clinicamente, si osserva una lesione bianca (o bianco-grigia) che si sviluppa tipicamente sui bordi laterali della lingua, mono o bilateralmente, e in casi più rari in aree diverse, con variegature quali strie e rugosità. La caratterizzazione che conferisce il nome alla lesione si osserva a livello dell’esame istologico: le cellule presentano infatti delle propaggini di cheratina. Segni presenti in altre forme di leucoplachia sono acantosi, paracheratosi e degenerazione balloniforme a livello degli strati spinoso, corneo e granuloso.
Questo tipo di lesioni sono tipicamente non sintomatiche e a decorso francamente benigno. Il dato con il maggiore interesse rimane pertanto la correlazione con l’infezione da HIV, della quale possono risultare una manifestazione precoce o un segno della progressione a AIDS. Le lesioni possono anche beneficiare della terapia antiretrovirale (HAART).