Le lesioni pigmentate del cavo orale possono rappresentare un problema, una preoccupazione anche per l'odontoiatra. Per fare chiarezza su questo delicato tema, Francesca Anglero, medico specialista in Odontostomatologia e Anatomia patologica, professore associato presso l'Università degli Studi di Genova, e Rolando Crippa, medico specialista in Chirurgia maxillo-facciale, direttore del Reparto di Patologia orale e Laserterapia presso l'Istituto stomatologico italiano di Milano, hanno scritto insieme un articolo intitolato "Diagnostica differenziale delle lesioni pigmentate del cavo orale".
Nell'aggiornamento monografico, appena pubblicato su "Il Dentista Moderno" (marzo 2019), gli autori si sono concentrati sulle lesioni pigmentate della mucosa orale con l'intento di fornire agli odontoiatri uno strumento pratico, utile per compiere una corretta diagnosi.
Le lesioni pigmentate, quali sono, come si presentano e come riconoscere quelle più pericolose
"Le varie localizzazioni e manifestazioni delle pigmentazioni della mucosa orale", scrivono gli autori dell'aggiornamento monografico dedicato alla patologia orale, "rendono difficile distinguere quelle attribuibili a malattie sistemiche, a malattie infiammatorie, a neoplasie, a farmaci o intossicazioni da metalli pesanti o da tatuaggi dovuti a materiali dentali. Scopo di questo aggiornamento è identificare il profilo clinico, istologico e immunofenotipico delle varie iper e ipopigmentazioni. La discussione di due casi clinici evidenzia l’importanza di una accurata diagnostica differenziale, in modo che il melanoma venga identificato nelle fasi iniziali della sua storia naturale".
Il melanoma, l'importanza della diagnostica differenziale nelle fasi iniziali della malattia
"Ancora oggi il trattamento del melanoma nelle fasi avanzate della progressione tumorale", scrivono gli autori nelle conclusioni dell'aggiornamento monografico dedicato alle lesioni pigmentate del cavo orale, " è deludente e ha una mortalità molto alta. Al contrario il trattamento chirurgico con la lama o con il laser a diodi 810-980nm e sufficienti margini di sicurezza, se viene praticato nelle prime tappe della progressione tumorale, porta alla sopravvivenza senza evidenza di malattia praticamente nel 100% dei casi. È quindi di vitale importanza tracciare un profilo clinico, istologico e dell’immunofenotipo ed eseguire una accurata diagnostica differenziale in modo che il melanoma venga identificato nelle fasi iniziali della sua storia naturale".
In questa videointervista, Rolando Crippa racconta com'è nata l'idea di scrivere questo lavoro, com'è strutturato e perché ne consiglia la lettura.