Lesioni cariose cervicali: la teoria dell’abfraction

Lesioni cariose cervicali: la teoria dell'abfraction

L’usura dentale è una condizione dal notevole peso clinico, tipicamente ma non esclusivamente correlata con l’età. Si tratta infatti di un processo complesso i cui risultati costituiscono di solito la somma di fattori diversi. Parlando ad esempio delle lesioni non cariose che interessano l’area cervicale, il fattore causale maggiormente noto è senza dubbio quello meccanico e, nella fattispecie, l’abrasione. Tipicamente, l’impiego scorretto – spazzolamento aggressivo e orizzontale – di spazzolini, magari a setole dure, può condurre alla formazione di lesioni di questo tipo. Un primo approccio intercettivo consiste proprio nella correzione dell’igiene orale domicialiare del paziente.

Al di là del quadro sopra esposto, tuttavia, alcuni Autori teorizzano l’esistenza di un meccanismo differente, definito “abfraction”, termine questo traslitterato direttamente dal latino (ab fractio, letteralmente “rompere, portare via”).

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La teoria dell’abfraction prevede che la regione cervicale soffra delle forze tensive e compressive, le quali conducono a microfratture a carico dei cristalli di idrossiapatite dello smalto – il cui strato tende ad assottigliarsi in questa zona; anche le bande di Hunter-Schreger risultano disposte meno fittamente – e della dentina. Il processo condurrebbe appunto alla formazione di lesioni cervicali a V, che vanno in diagnosi differenziale (o in concorso) con quelle da spazzolamento. In questo senso, è importante sottolineare come anche la strategia terapeutica sia spesso unitaria. L’insorgenza di queste lesioni potrà condurre a inestetismo e, soprattutto, a ipersensibilità dentinale. Potranno pertanto essere predisposte metodiche di controllo dirette (uso di desensibilizzanti) o indirette (otturazioni, tecniche chirurgiche di copertura radicolare). In assenza del sintomo, anche il semplice monitoraggio delle lesioni costituisce un’opzione contemplabile.

Diversi studi di laboratorio hanno provato a replicare il meccanismo. È stato obiettato che il carico occlusale non potrebbe causare direttamente danno alla zona cervicale. In realtà una debole associazione tra lesioni cervicali non cariose e fattori occlusali – interferenza durante i movimenti di escursione, precontatti, tipo di guida e altro – è stata effettivamente dimostrata.

La clinica suggerisce poi come non tutti i pazienti con lesioni cervicali compatibili con abfraction riportino segni di bruxismo o serramento, né viceversa.

Studi recenti suggeriscono il fatto che processi demineralizzanti a carico della dentina possono promuovere nelle fasi iniziali la formazione di lesioni non cariose cervicali ed è su questo substrato che si sovrappone lo stress occlusale, il quale indurrebbe pertanto una progressione. Il carico occlusale sembra pertanto inserirsi in un contesto multifattoriale che si discosta dalla teoria “classica” dell’abfraction la quale, dunque, risulta ad oggi non (o non del tutto) provata.

Lesioni cariose cervicali: la teoria dell’abfraction - Ultima modifica: 2017-09-26T07:28:33+00:00 da redazione