Il dolore post-endodontico rappresenta una complicanza comune, con una prevalenza che, a seconda degli studi, si attesta tra il 3 e il 58%. Si presume che tale differenza sia imputabile a criteri differenti nella definizione della complicanza dolorifica.
Anche l'indicazione più ottimistica, comunque, è da considerarsi di rilievo, per la mole occupata dall'endodonzia nella pratica quotidiana dell'odontoiatra generalista. Peraltro, se si guarda invece all'andamento, il dolore post-endodontico si caratterizza per la predicibilità: raggiunge il picco la giornata successiva, per poi silenziarsi progressivamente, fin sotto il 10% in settima giornata.
Essendo lo stimolo dolorifico legato non a un singolo fattore, bensì a diverse componenti meccaniche, chimiche e microbiche, diversi sono gli accorgimenti proposti al fine di controllarlo. Tra questi, anche tecniche non farmacologiche, come l’attivazione dell’ipoclorito di sodio al 5.25%, la preparazione glide path e l’uso di strumenti rotanti.
La riduzione occlusale rappresenta un'ulteriore opzione, suggerita su base empirica: il razionale sarebbe quello di contenere la stimolazione meccanica dei nocicettori sensibilizzati presenti a livello del legamento parodontale.
Partendo da tali presupposti, Nguyen e colleghi hanno deciso di valutare le evidenze a supporto della metodica, tramite una revisione sistematica con metanalisi, i cui risultati sono stati pubblicati a fine 2019 sull’Australian Endodontic Journal.
Dolore post-endodontico e riduzione occlusale
Gli autori hanno effettuato una ricerca, aggiornata a ottobre 2018, sui database scientifici MEDLINE, Dentistry & Oral Sciences Source e Cochrane Library e incluso un totale di 6 trial clinici randomizzati. Sono stati invece esclusi case report, case series, studi non randomizzati e revisioni. È stato rappresentato un campione complessivo pari a 986 pazienti, trattati con diversi protocolli endodontici.
Indipendentemente da quest’ultima variabile, i pazienti sottoposti a riduzione occlusale hanno mostrato score dolorifici VAS inferiori (l’unico dato valutato è stato quello delle 6 ore) mediamente di 1.10 punti rispetto ai controlli. Va osservato, in questo senso, che solo 3 studi sono stati giudicati a basso rischio di bias e che la maggior parte degli studi esclusi non riportava differenze significative.
Lo studio è stato recentemente valutato da Romina Brignardello-Petersen per il Journal of the American Dental Association.
Complessivamente, la revisione è stata giudicata comunque corretta sul piano metodologico. Il follow-up limitato è stato una conseguenza di un limitato corpus di evidenze. Unitamente all’eterogeneità dei dati estrapolati, ciò fa propendere per giudicare limitato il potenziale clinico di tale piccolo vantaggio.
Allo stato attuale delle evidenze, pertanto, non risulta esserci sostegno scientifico alla metodica empirica della riduzione occlusale nel controllo dolorifico post-endodontico.