In questa nuova rassegna dedicata all’odontoiatria restaurativa, coesistono passato e futuro o, meglio, un passato ancora ben presente (l’amalgama) e un futuro già visibile (l’intelligenza artificiale). Come per ogni nuova tecnologia che si annuncia dirompente, epocale, rivoluzionaria, anche l’IA suscita speranze e, forse, ancor più dubbi se non paure: alcune figure professionali, per esempio, sembrano destinate a un’estinzione di massa, mentre gli errori umani, anche quelli medici, potranno forse essere ridotti a percentuali infinitesimali. Come sempre resta ai raziocinanti mortali il compito di governarla senza lasciarsi travolgere.
La longevità dei restauri in composito non è solo una questione di materiali
Demarco FF, Cenci MS, Montagner AF, de Lima VP, Correa MB, Moraes RR, Opdam NJM. Longevity of composite restorations is definitely not only about materials. Dent Mater. 2023 Jan;39(1):1-12
Gli autori attraverso una ricerca nelle banche dati hanno selezionato una serie di studi longitudinali (nell’intervallo di tempo 2011-2021) sulla durata dei restauri in composito il cui protocollo prevedeva controlli a distanza per almeno cinque anni. Dai 33 articoli individuati, ovviamente diversi per protocollo, grandezza dei gruppi di pazienti, ambito professionale (clinico generico o universitario), eccetera, è risultato che la percentuale annuale di fallimento variava tra 0,08 e 6,3%, quella di sopravvivenza tra 23 e 97,7% mentre quella di successo pieno tra il 43,4 e il 98,7 %. Carie secondaria, fratture e compromissione estetica si sono rivelate come principali cause di insuccesso. I fattori di rischio sono stati divisi in tre categorie: dipendenti dal paziente (rischio cariogeno, presenza di parafunzioni, stato socioeconomico, frequenza delle visite di controllo), dipendenti dall’operatore (numero degli operatori intervenuti, esperienza professionale), dipendenti dallo stato del dente (tipo di dente, trattamento endodontico, numero di superfici integre residue). Sono invece risultati ininfluenti il sesso del paziente e il materiale usato. Gli autori concludono quindi che il primo custode della longevità dei restauri è il paziente stesso, seguito dal dentista che dovrebbe adottare una strategia di trattamento non solo “dentale” ma integrale, mirando a promuovere uno stile di vita che non tuteli soltanto il dente, ma tutta la persona.
I moderni compositi flow bulk-fill
Parra Gatica E, Duran Ojeda G, Wendler M. Contemporary flowable bulk-fill resin-based composites: a systematic review. Biomater Investig Dent. 2023 Feb 22;10(1):8-19
L’introduzione sul mercato dei compositi fluidi bulk-fill, grazie alla possibilità di apporre strati di spessore fino a 4 mm, ha semplificato molto il compito del dentista, riducendo i tempi operativi. All’interno di questa categoria merceologica rientrano prodotti diversi per composizione; per questo gli autori hanno eseguito la presente revisione sistematica prendendo in esame soltanto gli studi in vitro riguardanti le caratteristiche fisiche. Di queste le più importanti sono la percentuale di conversione del monomero (CM) all’interno del materiale e la capacità di compensare le forze di contrazione marginale indotte dalla polimerizzazione. Al miglioramento della prima hanno contribuito l’aumento della translucenza e l’introduzione di molecole più efficienti del canforochinone; similmente, modificando la struttura chimica e migliorandone l’interazione con le particelle di riempitivo si è arrivati a migliorare la seconda. Nelle conclusioni gli autori confermano l’effettivo miglioramento delle caratteristiche fisiche ma avvertono che sono urgenti studi clinici che ne confermino l’affidabilità a lungo termine.
Sviluppi, applicazioni e risultati dell'intelligenza artificiale in odontoiatria
Khanagar SB, Al-Ehaideb A, Maganur PC, Vishwanathaiah S, Patil S, Baeshen HA, Sarode SC, Bhandi S. Developments, application, and performance of artificial intelligence in dentistry - A systematic review. J Dent Sci. 2021 Jan;16(1):508-522.
In questa revisione sistematica vengono riepilogate le tappe principali dell’IA e spiegati in modo divulgativo gli aspetti principali. Si potrà quindi avere un’idea più precisa di termini sempre più presenti nella vita quotidiana, ma che restano misteriosi per i non addetti ai lavori. La revisione eseguita dagli autori include 43 ricerche, tra cui alcune non strettamente odontoiatriche come la diagnosi di metastasi nei linfonodi cervicali, la diagnosi di osteoporosi e la classificazione dei tessuti cancerosi. Sintetizzando le conclusioni, l’IA non si dimostra più accurata di un buon dentista se non in una modesta percentuale di casi ma si comporta comunque bene e promette di essere di valido aiuto nel prossimo futuro, in particolare per l’identificazione dei pazienti a rischio di osteoporosi, neoplasie orali e metastasi linfonodali.
Le applicazioni dell'intelligenza artificiale in odontoiatria restaurativa
Revilla-León M, Gómez-Polo M, Vyas S, Barmak AB, Özcan M, Att W, Krishnamurthy VR. Artificial intelligence applications in restorative dentistry: A systematic review. J Prosthet Dent. 2022 Nov;128(5):867-875.
L’IA è ormai una presenza pervasiva con la quale l’uomo si interfaccia quotidianamente: nell’odontoiatria è ancora agli albori, ma la strada è segnata. Gli autori di questa revisione sistematica hanno selezionato 34 ricerche di cui 29 riguardavano la diagnosi della carie o l’elaborazione di modelli predittivi della sua progressione, due concernevano la diagnosi di frattura verticale del dente, due riguardavano la previsione del fallimento dei restauri mentre l’ultima si occupava della localizzazione della linea di fine preparazione protesica. I risultati ottenuti si sono rivelati molto variabili: nella diagnosi di carie la sensibilità variava tra 73 e 90% mentre la specificità andava da 61.5 a 93% a seconda degli autori e dei sistemi utilizzati. A questo proposito, vale la pena ricordare che essi si basano principalmente sulle cosiddette reti neurali, una tipologia di machine learning che serve a istruire il sistema. Tali reti possono essere di tipo neurale convoluzionale o artificiale, le prime sono particolarmente adatte per le attività di classificazione e di identificazione di oggetti o di particolari presenti in un’immagine. Un po’ meglio è andata, invece, con i modelli predittivi la cui accuratezza oscillava tra 83.6 e 97.1%.
Ancora più incoraggiante il risultato dell’accuratezza della diagnosi di fratture verticali (88.3–95.7%) e quello sulla linea di fine preparazione protesica (90.6–97.4%).
Efficacia clinica dei materiali da restauro bioattivi nella prevenzione della carie secondaria
Pinto NS, Jorge GR, Vasconcelos J, Probst LF, De-Carli AD, Freire A. Clinical efficacy of bioactive restorative materials in controlling secondary caries: a systematic review and network meta-analysis. BMC Oral Health. 2023 Jun 15;23(1):394.
La carie secondaria viene favorita da diversi fattori, tra cui la natura del materiale da restauro utilizzato. L’industria ha immesso sul mercato resine composite con additivi che riducono l’acidità e favoriscono la remineralizzazione oltre ai ben noti vetroionomeri modificati con resina. Quanto poi tutti questi materiali riescano a ridurre il rischio di carie secondaria non è ancora ben chiaro, complice anche la sua eziologia multifattoriale (tra cui le caratteristiche dell’operatore); a ciò si aggiunge il fatto che le ricerche in vitro possono ricreare solo in piccola parte l’ambiente orale. Dal totale delle ricerche prese in esame, il rischio di carie secondarie nei denti permanenti è risultato maggiore, in ordine decrescente, per resine composite, amalgama e cementi vetroionomeri. Nella dentizione decidua, la classifica è identica e la palma di materiale più sicuro è andata ai cementi vetroionomeri modificati con resina. Questi risultano anche più vantaggiosi grazie alla maggiore facilità di utilizzo e al minor tempo operativo richiesto. Emerge, tuttavia, anche da questa pubblicazione, l’importanza preminente delle buone abitudini: infatti, anche con i materiali teoricamente meno sicuri, si è visto che non si registrano carie secondarie nei pazienti con buona igiene orale. Gli autori avvertono comunque che i risultati disponibili devono essere presi con cautela per le troppe differenze nei protocolli seguiti dai vari gruppi di ricerca, tra cui, e non è poco, le modalità di isolamento dell’elemento da restaurare.
Materiali per restauro diretto delle lesioni cariose. Il Rapporto del Council On Scientific Affairs dell’American Dental Association
Pilcher L, Pahlke S, Urquhart O, O’Brien KK, Dhar V, Fontana M et al A. Direct materials for restoring caries lesions: Systematic review and meta-analysis-a report of the American Dental Association Council on Scientific Affairs. J Am Dent Assoc. 2023 Feb;154(2):e1-e98.
Questo importante e vasto studio ha preso in esame sia i denti permanenti sia quelli decidui. Gli autori della revisione hanno selezionato 38 ricerche eseguite con selezione casuale dei soggetti e con protocollo split-mouth, in cui un’emiarcata funge da controllo e l’altra da lato sperimentale; i denti oggetti di studio erano sia posteriori sia anteriori e tutti con vitalità conservata.
Oltre ai classici materiali da restauro (amalgama, resine composite, compomeri, cementi vetroionomeri convenzionali o con aggiunta di resina), sono stati inclusi anche gli studi che comprendevano restauri con corone metalliche preformate. Il risultato, in estrema sintesi, è che non è emersa una significativa differenza nelle percentuali di fallimento dei restauri tra i vari materiali.