Ipoestesia mandibolare refrattaria in chirurgia orale: aggiornamento

DM_il dentista moderno_Ipoestesia mandibolare refrattaria in chirurgia orale

I disturbi neurosensitivi sono complicanze fra le più temute nell’ambito della chirurgia orale e nel loro complesso vanno considerate come relativamente frequenti: in questo senso urge però fare dei distinguo.

L’insorgenza di problematiche di questo tipo dopo chirurgia del terzo molare inferiore è riportata in letteratura con una frequenza compresa fra 0,3 e 8,4%. La maggior parte dei casi di ipoestesia – ovvero la riduzione parziale o totale della sensibilità nelle sue diverse forme – sono temporanei e tendono a risolversi entro 6 mesi.

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Letteratura sulla frequenza dell’ipoestesia mandibolare

I casi di refrattarietà (ovvero di persistenza superiore ai 6 mesi) si attestano generalmente al di sotto dell’1% secondo quanto riportato da Hasegawa, che nel suo lavoro del 2011 ha indagato un campione di 2.500 pazienti.
Come affermato da un secondo Autore nipponico (Akashi 2016), un secondo aspetto critico dell’ipoestesia mandibolare, dopo l’approccio clinico, è quello terapeutico. Sono state descritte alcune metodiche di trattamento e alcuni lavori hanno seguito le variazioni del sintomo.
Entrambi gli Autori citati in precedenza fanno nel gruppo di lavoro multicentrico che, partendo da tali presupposti, ha indagato le relazioni multivariate fra diversi fattori di rischio, modalità di trattamento e ipoestesia refrattaria.
Il lavoro, pubblicato di recente sull’International Journal of Oral and Maxillofacial Surgery, è strutturato come studio di coorte non randomizzato multicentrico. Il campione ha raccolto pazienti trattati chirurgicamente, oltre per estrazione del terzo molare, per estrazione di altri elementi (molari o premolari), enucleazioni di cisti o altre lesioni benigne o materiale estraneo, e che avessero riportato susseguentemente ipoestesia per un totale di 274 pazienti (141 uomini e 133 donne) per 281 siti. Sono stati invece esclusi casi legati a chirurgia ortognatica e oncologica, oltre a quadri traumatici o infiammatori.
I pazienti erano stati seguiti a 2 settimane, poi 1, 3, 6 e 12 mesi. L’obiettivo primario era la definizione degli effettivi casi di ipoestesia refrattaria: i casi di ipoestesia a 6 mesi dal trattamento sono risultati essere complessivamente 88, circa un terzo del totale, distribuiti non equamente fra casi lievi (18,2%), moderati (62,5%) e severi (14,8%).

Approcci terapeutici all’ipoestesia mandibolare

Per quanto riguarda gli approcci terapeutici, sono stati considerati (1) somministrazione di vitamina B12, (2) somministrazione di steroidi (idrocortisone, metilprednisolone, desametasone, prednisolone) ad alto dosaggio e, da ultima, la metodica di recente proposta del blocco del ganglio stellato (SGB).
L’analisi statistica ha indicato due fattori significativamente associati a ipoestesia refrattaria: uno riguarda la gravità dell’ipoestesia, che deve essere quantomeno di grado moderato (se non severo evidentemente), l’altro potrebbe fornire invece un’indicazione di tipo terapeutico, essendo la mancata o tardiva somministrazione di vitamina B12.

T. Hasegawa, S. Ri, M. Umeda, T. Komori Multivariate relationships among risk factors and hypoesthesia of the lower lip after extraction of the mandibular third molar Oral Surg Oral Med Oral Pathol Oral Radiol Endod, 111 (2011), pp. e1-e

 
Ipoestesia mandibolare refrattaria in chirurgia orale: aggiornamento - Ultima modifica: 2018-07-19T06:31:06+00:00 da redazione