Dal punto di vista clinico il movimento dentale ortodontico deve rispondere a criteri precisi al fine di centrare gli obiettivi della programmazione senza incontrare complicanze. Ingrandendo la visuale fino al livello cellulare, ciò che si osserva è un altrettanto precisa sequenza di meccanismi di segnale integrato. Gli stimoli ortodontici inducono il parodonto a rilasciare fattori dell’infiammazione (citochine e chemochine) in grado di reclutare i precursori degli elementi osteoclastici e di indurre la maturazione degli stessi attraverso il sistema RANK-RANKL. Dal tasso di riassorbimento osseo dipenderà la velocità degli spostamenti dentali. Se ne evince che l’infiammazione ha un ruolo di promozione in questo senso e che accanto alle variabili estrinseche, come la forza e il tipo di movimento impresso, il procedimento è condizionato anche da fenomeni intrinseci, quali la morfologia delle radici, lo stato di salute del parodonto e alcune condizioni di tipo sistemico. Tra queste, secondo lo studio di Alikhani e colleghi, pubblicato sull’ultimo numero dell’American Journal of Orthodontics and Dentofacial Orthopedics, la principale sarebbe l’età. Con la maturazione, infatti, l’osso alveolare si addensa mentre il legamento parodontale va incontro a fibrosi. All’interesse biologico corrisponde in realtà quello clinico, dato che è oramai la norma indirizzare verso il trattamento ortodontico pazienti appartenenti a fasce d’età assai diverse.
Gli Autori hanno ipotizzato che il giovane risponda meglio agli stimoli ortodontici, mostrando quindi una velocità di movimento ortodontico più elevata. Lo studio di tipo single-blinded non randomizzato, ha coinvolto un totale di 18 pazienti trattati presso il dipartimento di ortodonzia della NYU. I pazienti sono stati tutti trattati per malocclusioni di seconda classe prima divisione con estrazione dei primi premolari superiori e applicazione di apparecchio fisso con movimento di distalizzazione di almeno 3 mm. Il campione è stato suddiviso in due classi d’età: adolescenti (11-13 anni) e adulti (21-36 anni; si potrebbero forse definire anche giovani adulti).