Integrità parodontale
La finalità dell’impronta di precisione è anche quella di rilevare, oltre alle caratteristiche tridimensionali dei pilastri, l’architettura dei tessuti molli, in particolare quando questi ultimi sono confinanti con la preparazione (margini intrasulculari o equigengivali). L’infiammazione della gengiva marginale è spesso all’origine di un sanguinamento (o di una maggiore secrezione di fluido crevicolare) sulculare, determinato da cause meccaniche/ traumatiche (ad esempio, restauri precedenti incongrui, lesioni derivanti dagli strumenti rotanti, violazione dell’ampiezza biologica) oppure microbiologiche (come accumulo di placca batterica associato o meno a malattia parodontale).
Indipendentemente dalle cause, patologie parodontali infiammatorie reversibili (gengiviti) o irreversibili (parodontiti) dovrebbero essere risolte ancor prima della preparazione definitiva degli elementi dentali; il controllo dell’emostasi durante la presa dell’impronta sarà, fra l’altro, enormemente facilitato. Secondo Luthard et al. il sanguinamento gengivale durante la presa dell’impronta e l’entità della profondità di sondaggio sono fattori clinicamente significativi nel determinare l’accuratezza del modello master, indipendentemente dalla tecnica utilizzata (nella loro indagine si è confrontata una metodica putty-wash a una fase, con una a due tempi)12.
Al di là della problematica relativa al controllo del sanguinamento, in presenza di tessuti immaturi o infiammati (eritema, edema, irregolarità gengivali, essudato sulculare) è facile aspettarsi modificazioni dinamiche della gengiva nel corso del tempo. Lang e collaboratori hanno evidenziato che i siti con sanguinamento persistente al sondaggio (Gingival Index = 2) mostrano, in un periodo di osservazione di 26 anni, una perdita di attacco parodontale del 70% superiore a siti non infiammati (Gingival Index = 0)13.
Al di là delle problematiche estetiche legate all’eventuale recessione gengivale e all’esposizione radicolare, la gengivite è il primo fattore di rischio per l’insorgenza della parodontite e di una potenziale successiva perdita di supporto del pilastro protesico13. Indipendentemente dalla collocazione della zona di fine preparazione, è auspicabile rilevare un’impronta in presenza di tessuti gengivali maturi e sani, ovvero con un’architettura prevedibilmente stabile nel tempo. Alcuni moderni ausili digitali permettono una diagnosi obiettiva delle condizioni di salute parodontale attorno ai pilastri protesici, rispetto agli strumenti (sonda parodontale) o agli indici comunemente impiegati (BOP, PI, GI)14.
Infatti, gli indici parodontali tradizionali non rappresentano scale numeriche lineari (un grado di severità di infiammazione gengivale pari a 2 non corrisponde necessariamente a una severità doppia del grado 1), e sono suscettibili di errori da parte dell’operatore (ad esempio, il bleeding on probing può dipendere dalla pressione esercitata sulla sonda). Una recente indagine ha dimostrato come sia possibile valutare il grado di infiammazione gengivale per mezzo di scansioni con sistemi progettati per la presa digitale dell’impronta (scanner intraorali); in questo modo si quantificano precisamente i volumi dei tessuti molli e li si confronta nel tempo14. Non va dimenticato che le stesse metodiche di retrazione gengivale, pur correttamente applicate, possono produrre un processo infiammatorio transitorio, un’alterazione degli indici parodontali e un aumento del fluido crevicolare15.
Se da un lato appare logico che le condizioni patologiche parodontali possano influire negativamente sulla presa dell’impronta (oltre che sull’integrità del restauro e dei pilastri protesici), anche in condizioni fisiologiche esistono parametri dei tessuti gengivali intimamente connessi all’accuratezza della riproduzione con elastomeri. In letteratura è stata indagata l’ampiezza del solco in corrispondenza della zona sottogengivale, a livello del margine di fine preparazione. È stata riportata una distorsione dimensionale di impronte rilevate con elastomero compresa fra lo 0.43% e lo 0.89% per un’ampiezza orizzontale del solco di 0.10mm; un’accuratezza significativamente maggiore (0.2%) è stata osservata in presenza di una dimensione del solco superiore a 0.15mm e anche maggiore (fino a 0.40mm)16.
Le Figure 5a-5d illustrano un caso clinico di dente anteriore preparato con linea di finitura a spalla e con tessuti parodontali sani, spiazzati da un singolo filo di retrazione di piccolo diametro. Nelle immagini, un’ulteriore retrazione gengivale è stata ottenuta per mezzo di una pasta dedicata (con funzione di “secondo filo”); l’impronta finale è apprezzabile in Figura 5d, ottenuta rimuovendo la pasta e lasciando in sede il primo filo. Una tecnica alternativa, e ancora più articolata, prevede l’inserimento del primo filo di piccolo diametro, lo spiazzamento dei tessuti con pasta dedicata per ottenere maggiore espansione prima di inserire il secondo filo, risciacquo della pasta, l’inserimento del secondo filo e, infine, la presa dell’impronta (Figure 6a-6f ) lasciando in sede esclusivamente il primo filo.
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