Il trattamento di lesioni cariose non cavitate tramite infiltrazioni di materiali resinosi

Ruvidità della superficie di elementi dentari umani con lesioni cariose dello smalto in fase iniziale dopo infiltrazione resinosa

Surface roughness of initial enamel caries lesions in human teeth after resin infiltration.
Arnold WH, Meyer AK, Naumova EA. The Open Dentistry Journal 2016; 10: 505-515.

Pubblicità

Questo studio ha valutato in vitro l’effetto a breve e lungo termine dello stress termico sulla rugosità della superficie di lesioni cariose in stato iniziale trattate con RI.

Dall’invenzione delle resine a bassa viscosità, il loro utilizzo per l’infiltrazione delle carie in stato iniziale (classificate con codice 1 e 2 secondo l’International caries detection and assessment system) è divenuto un trattamento minimamente invasivo sempre più diffuso.
Diversi studi hanno mostrato come le lesioni ICDAS 1 e 2 infiltrate con resina siano arrestate grazie a questo processo e come venga impedita la progressione della patologia.
Queste lesioni sono caratterizzate da una superficie dentale pseudo-intatta e da uno strato di demineralizzazione: un tipo di substrato tissutale che permette l’infiltrazione del materiale resinoso.

Prima di tutto lo smalto deve essere condizionato con acido cloridrico al 15%, che produce una modesta distruzione della superficie a una profondità compresa tra 35 e 50 μm e un irruvidimento dello smalto stesso, creando la lacuna da riempire con la resina.
La profondità di infiltrazione della resina dipende dallo stato di attività della lesione e dal pretrattamento eseguito. Resta però ancora argomento di dibattito se venga riempita o meno l’intera lacuna formata dall’acido.

Ci si interroga inoltre se un trattamento di questo tipo possa portare ad avere una superficie ruvida, maggiormente ritentiva di placca e con conseguente aumentato rischio di carie secondaria.
Va aggiunto poi che le superfici non completamente lisce sono soggette all’accumulo di pigmenti di caffè, tè, o altri cibi e bevande responsabili di discromie. A oggi non esistono ampi studi sugli outcome a lungo termine delle infiltrazioni di resina, a eccezione di uno studio in vivo con 3 anni di follow up e di una revisione sistematica molto recente.

Per questo motivo questo studio ha selezionato 28 premolari estratti con lesioni non cavitate in fase iniziale, divisi in due gruppi, uno infiltrato con resina e l’altro non sottoposto a trattamento.
Entrambi i gruppi sono stati sottoposti a due processi di termociclaggio ed è stata valutata la ruvidità della superficie sulla quale è stata condotta una valutazione statistica; i campioni trattati sono anche stati osservati al SEM. I risultati hanno mostrato una riduzione nella ruvidità di superficie, significativa dopo 2500 termocicli dei campioni trattatati, rispetto ai campioni non sottoposti a infiltrazione.

Anche al SEM è stato possibile osservare una superficie apparentemente liscia dopo i cicli.
È stato dunque possibile concludere che elementi dentari che abbiano subito infiltrazione di materiale resinoso risultano avere una superficie liscia dopo un alto numero di termocicli.

implicazioni cliniche
Utilizzare infiltrazioni di materiale resinoso (RI) per white spot lesion o lesioni cariose non cavitate può risultare estremamente conservativo e ridurre al minimo lo stress del paziente verso questo tipo di prestazione.
Il trattamento di lesioni cariose non cavitate tramite infiltrazioni di materiali resinosi - Ultima modifica: 2017-10-10T11:09:20+00:00 da Redazione