Quando impiegare soluzioni totalmente additive tipo no-prep e quali parametri utilizzare per valutarne la praticabilità? È quanto chiede Francesco De Angelis, odontoiatra che esercita la libera professione a L’Aquila, a Camillo D’Arcangelo, tra i più autorevoli opinion leader a livello internazionale nell’ambito dell’odontoiatria restaurativa adesiva.
Il caso proposto da Francesco De Angelis, odontoiatra che esercita la libera professione a L’Aquila, riguarda un giovane paziente (25 anni), non fumatore, insoddisfatto per l’estetica del proprio sorriso. Le principali problematiche sollevate dal paziente riguardano il colore dei propri denti, che egli vorrebbe sbiancare, e la presenza di un diastema interincisivo, soggettivamente percepito come antiestetico. Dalla valutazione delle strutture dentarie emerge un certo grado di usura. L’analisi delle dinamiche occlusali, d’altra parte, mostra un corretto grado di overjet/overbite in presenza di guide anteriori e canine sufficientemente conservate (Figura 1). Un quadro del genere, in assenza di ulteriori interventi di aumento della dimensione verticale di occlusione che il paziente esclude a priori, appare probabilmente compatibile solo con un modesto incremento della lunghezza dei due centrali a livello incisale. Il piano di trattamento proposto prevede lo sbiancamento di entrambe le arcate e la correzione del diastema, modificando la morfologia dei due incisivi centrali tramite il posizionamento di due faccette in ceramica feldspatica cementate adesivamente.
Procedure cliniche
In una prima fase si ottimizza il valore degli elementi dentari utilizzando la tecnica dello sbiancamento domiciliare (home bleaching). «Viene realizzata una mascherina termostampata che il paziente stesso provvede a riempire con gel al perossido di carbammide (10%) prima di indossarla per 8 ore al giorno», spiega Francesco De Angelis, «il paziente viene inoltre istruito a praticare una accurata igiene orale e a evitare cibi e bevande ricchi di pigmenti. Nel frattempo i modelli studio vengono montati in articolatore e si procede con la ceratura diagnostica». Dopo 2 settimane, ottenuto il giusto valore (Figura 2), il trattamento di home bleaching viene interrotto e il progetto ipotizzato in fase di ceratura viene trasferito nella bocca del paziente stampando un mock-up in resina acrilica (Figura 3). «Il mock-up consente di verificare l’adeguatezza del progetto sulla base delle dinamiche occlusali reali», precisa De Angelis, «e di ottenere un’ulteriore consenso da parte del paziente circa il risultato estetico ottenibile».
Nel successivo appuntamento, si procede con le preparazioni dentarie. «Il mock-up», spiega De Angelis, «viene lasciato in situ per consentire un preciso controllo degli spessori di preparazione in relazione alle forme decise dal tecnico in fase di ceratura (Figura 4). Sul versante mesiale il margine di preparazione viene volutamente spinto palatalmente (oltre l’ideale punto di contatto tra i due elementi) e circa 0.5-1 mm sotto gengiva, al fine di consentire una più agevole chiusura del diastema da parte dell’odontotecnico. Il resto della preparazione viene invece mantenuto iuxtagengivale. L’appuntamento si conclude con un’impronta in polivinilsilossano e con il posizionamento di un provvisorio in resina acrilica, stampato seguendo le medesime procedure del mock-up».
Nell’ultimo appuntamento, posizionata la diga di gomma, si procede con il pretrattamento delle superfici dentarie (mordenzatura dello smalto con acido ortofosforico e applicazione dell’adesivo non polimerizzato), il pretrattamento dei substrati ceramici (mordenzatura con acido idrofluoridrico al 9%, applicazione del silano, applicazione dell’adesivo non polimerizzato) e la cementazione adesiva dei manufatti (riscaldando il tradizionale composito fotopolimerizzabile da restauro e utilizzandolo come cemento). «L’utilizzo del composito fotopolimerizzabile», spiega De Angelis, «offre al clinico l’opportunità di rimuovere facilmente e accuratamente ogni eccesso, evitando i tempi di lavoro ristretti ai quali si è obbligati utilizzando dei cementi duali (Figure 5 e 6). In questo modo la precisione nella transizione dente restauro viene ottenuta senza l’utilizzo di strumenti rotanti, spesso necessari in fase di rifinitura laddove permangano eccessi di cemento già polimerizzati».
Il paziente viene congedato dopo essere stato ulteriormente motivato a intensificare l’igiene orale e dopo essere stato inserito all’interno di un adeguato schema di richiami periodici.
Il dubbio
Quali sono i vantaggi e i limiti del tipo di preparazione utilizzata? Non sarebbe possibile, in casi del genere, proporre delle soluzioni totalmente additive tipo no-prep, e quali parametri si dovrebbero utilizzare per valutarne la praticabilità? «Ho deciso di chiedere un secondo parere a Camillo D’Arcangelo, che rappresenta il mio mentore ed è tra i più autorevoli opinion leader a livello internazionale, sia in ambito accademico che professionale, per quanto riguarda la restaurativa adesiva e minimamente invasiva».