Il flusso digitale prende il largo dalle sponde di Chia

Alessandro e Andrea Agnini

Il flusso digitale è stato uno dei temi dibattuti a Chia, in Sardegna (dal 13 al 15 giugno 2019), in occasione del X Congresso Internazionale dell'Associazione italiana odontoiatri (Aio). Tra i relatori intervenuti all'evento, c'erano anche i fratelli Agnini, odontoiatri, Andrea e Alessandro, soci fondatori della Digital Dental Revolution Education, nata nel 2016 con l'obiettivo di promuovere e far crescere la cultura digitale nel mondo odontoiatrico. Li abbiamo incontrati a Modena e Sassuolo, dove operano, per approfondire il tema di cui si parla tanto, ma forse non abbastanza.

Il flusso digitale in una parola

"Il flusso digitale è l'ottimizzazione dei passaggi e dei tempi necessari a finalizzare un trattamento, ma non è soluzione a tutti i problemi", dice Alessandro Agnini, socio attivo dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica, "semmai è lo strumento che permette all'odontoiatra e al suo team di essere efficiente ed efficace in determinati piani di lavoro e situazioni cliniche, una volta rispettati i fondamentali biologici, biomeccanici e progettuali. Rendere digitale un interno flusso di lavoro significa infatti ridurre i tempi, migliorare la comunicazione con il paziente e il grado di accettazione dei preventivi, perché la persona capisce meglio la natura del trattamento proposto".

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Per non parlare dei vantaggi pratici legati all'impronta digitale che, traducendosi in un file, non è soggetta a cambiamenti di stato o deterioramenti che invece l'impronta tradizionale può subire. "Una volta acquisita", spiega Andrea Agnini, "viene condivisa con l'odontotecnico che attraverso software dedicati elabora un progetto protesico anch'esso in forma digitale. Per poi giungere al passaggio finale,  la produzione che può avvenire con l'ausilio del Cad-Cam  o delle stampanti 3D".

Il grado di digitalizzazione del settore dentale

È ancora basso, fanno sapere i fratelli Agnini, ma in continua crescita. "In realtà", precisa Andrea, "ci sono vari gradi di digitalizzazione, perché dal punto di vista odontotecnico, per esempio, il Cad-Cam è una realtà da quasi due decenni e oggi ormai consolidata, tanto è vero che molti laboratori hanno virato verso il flusso di lavoro digitale".

Dal punto di vista clinico, invece, molto dipende dall'utilizzo degli scanner intraorali che rappresentano il punto di partenza del flusso digitale. "Sono strumenti che stanno entrando sempre più negli studi odontoiatrici, anche se ad oggi non superano il 15% del totale", dice Alessandro, "con l'aggravante che, anche tra chi li ha acquistati, non ha sostituito l'impronta tradizionale, cioè non è ancora diventato lo strumento utilizzato di routine, ovvero sempre e quotidianamente".

Il consiglio di chi mastica bene il digitale

Dalla conoscenza teorica dello strumento bisognerebbe passare alla pratica, cioè al suo impiego, suggeriscono i fratelli Agnini. "Ho la sensazione che la maggior parte degli odontoiatri sia ancora alla finestra", dice Andrea, "cioè sappia qualcosa sullo scanner digitale, si sia anche informato per acquistarlo, ma spesso rimandi questo appuntamento che ormai è decisivo. Sono persone che aspettano in virtù dei prezzi che, fisiologicamente, in futuro caleranno o dei modelli più evoluti di cui attendono perennemente l'uscita".

"In questo modo si resta a guardare una rivoluzione ormai in atto e inevitabile", aggiunge Alessandro, "tanto è vero che ci sono alcune branche dell'odontoiatria che hanno subìto una digitalizzazione irreversibile, come l'ortodonzia, per esempio. Chi avrà l'intraprendenza di entrare nel mondo digitale oggi, avrà vantaggi domani, una volta superata la curva d'apprendimento che in questo settore, come in altri, a volte scoraggia, ma che non è cosi lunga come potrebbe sembrare; gli altri, invece, se non si aggiorneranno, resteranno fuori".

Dagli strumenti all'educazione

Per superare il gap che ancora oggi separa il mondo analogico da quello digitale serve un salto culturale. "Quello che manca oggi", sostengono i fratelli Agnini, "non sono gli strumenti, ma è l'educazione al digitale, perché di flusso digitale se ne parla da tempo, ma non ci sono ancora delle linee guida, dei protocolli per tutti i possibili utilizzi del digitale che, secondo noi, servirebbero molto per orientare soprattutto i più indecisi. L'educazione digitale dovrebbe coinvolgere il clinico non solo sugli aspetti pratici che più lo riguardano, per esempio su come usare lo scanner per rilevare un'impronta ottica, ma anche sugli altri passaggi che interessano l'odontotecnico, così da far comprendere il vero senso del flusso digitale. La cosa importante è chiudere il ciclo, avere ben presente tutti i punti chiave del flusso e coinvolgere l'intero team odontoiatrico, perché da questa rivoluzione nessuno può essere escluso".

Il flusso digitale prende il largo dalle sponde di Chia - Ultima modifica: 2019-06-25T16:31:30+00:00 da Pierluigi Altea
Il flusso digitale prende il largo dalle sponde di Chia - Ultima modifica: 2019-06-25T16:31:30+00:00 da Pierluigi Altea