L'osteointegrazione è un processo biologico di particolare interesse, in quanto richiede un evento traumatico – paragonabile alla frattura ossea – rappresentato dall'inserimento dell'impianto stesso, per potersi attivare. D'altra parte, lo stesso traumatismo può condizionare negativamente la fase di stabilizzazione dei tessuti. Si consideri in questo senso la salute dei tessuti molli, la cui importanza risulta oggi ben chiara nella salute complessiva della riabilitazione implantare, anche in considerazione dei livelli estetici oggi richiesti dai pazienti. L'optimum consiste nel mantenimento della volumetria dei tessuti molli perimplantari in assenza di retrazione in senso apicale.
Negli ultimi anni, sono state proposte moltissime soluzioni, con il razionale di intervenire su fasi diverse del protocollo implanto-protesico.
L'implantologia immediata (o postestrattiva) ha acquisito grande interesse e garantisce ormai anche una predicibilità analoga a quella della chirurgia del sito postestrattivo guarito.
Recentemente, Girlanda e colleghi hanno pubblicato un interessante studio atto a valutare gli effetti sulla zona frontale dell'arcata superiore di un protocollo combinato fra chirurgia implantare immediata e flapless, con inserimento di sostituto osseo bovino addizionato a collagene, e provvisorizzazione immediata.
Quasi contemporaneamente, il gruppo di lavoro diretto da Sanz, attivo presso l'Universidad Complutense di Madrid, ha proposto un pubblicato i risultati relativi a un case series di pazienti trattati nella stessa zona con impianti postestrattivi, con aggiunta dello stesso biomateriale, e, in più, di una matrice collagenica pure xenogenica.
Si tratta di due protocolli simili che adottano però soluzioni differenti proprio nella gestione dei tessuti molli.
Il trial clinico randomizzato brasiliano ha indagato un totale di 22 pazienti divisi equamente nei gruppi caso e controllo, stabilendo come l'impiego del biomateriale combinato a chirurgica implantare e protesizzazione immediate favorisca l'ottenimento di un volume mesiobuccale superiore a un follow-up di sei mesi.
I ricercatori spagnoli hanno trattato un totale di 12 soggetti attestando, sempre al controllo a 6 mesi, una riduzione del contorno tissutale (0.66 ± 0.57 mm) e, contemporaneamente, una perdita ossea marginale pari a 1.31 ± 1.32 mm.
Tali perdite significative sono state tuttavia parzialmente compensate dal guadagno in termini di spessore dei tessuti molli, misurato 1 mm al di sotto del margine gengivale e quantificato in 0.75 ± 1.12 mm al controllo semestrale.
In conclusione, entrambi i lavori hanno fornito interessanti indicazioni cliniche e, allo stesso tempo, uno stimolo alla ricerca: il primo suggerisce la valutazione dell'andamento dei tessuti sul lungo termine, mentre il secondo chiama la messa a punto di validi protocolli caso-controllo, atti a confrontare lo xenoinnesto con l'attuale gold standard, rappresentato dall'innesto autologo a prelievo palatale.
Riferimenti bibliografici