Valutazione radiografica a lungo termine dei cambiamenti dell’altezza di innesti ossei dopo rialzo del seno mascellare con una miscela 2:1 di osso autologo/xenograft e contemporaneo posizionamento di impianti dentali
A clinical long-term radiographic evaluation of graft height changes after maxillary sinus floor augmentation with a 2:1 autogenous bone/xenograft mixture and simultaneous placement of dental implants
Hatano N, Shimizu Y, Ooya K. Clin Oral Implants Res. 2004;15(3):339-45
Questo studio ha dimostrato una progressiva pneumatizzazione del seno mascellare nei tre anni successivi al rialzo ottenuto con l’innesto di una miscela di osso autologo e osso bovino deproteinizzato in rapporto 2:1. Negli anni successivi si è osservata una stabilizzazione radiografica del riassorbimento osseo.
Gli autori concludono sottolineando l’importanza di avere una stabilità a lungo termine dell’altezza dell’innesto osseo per
garantire il successo della riabilitazione implantare.
La perdita dei molari mascellari comporta un rapido riassorbimento della cresta ossea alveolare e un incremento volumetrico del seno mascellare. La riabilitazione protesica di questi pazienti richiede pertanto un rialzo del pavimento del seno per poter posizionare impianti dentali osteointegrati. La procedura classica per il rialzo del seno mascellare prevede la preparazione di una finestra ossea nella parete laterale del seno. Lo spazio che si crea tra la finestra ossea rialzata e la mucosa del seno è riempito con osso autologo, sostituti ossei, o con una miscela tra questi.
Gli impianti possono essere inseriti contemporaneamente con la procedura di rialzo o dopo un periodo di guarigione. Numerosi studi riportano dati clinici e radiografici della sopravvivenza a lungo termine di impianti dentali posizionati durante procedure di rialzo del seno mascellare con innesti ossei. Tuttavia, la letteratura scientifica presenta solo pochi studi a breve termine sulle variazioni dell’altezza degli innesti ossei nel rialzo del seno mascellare con concomitante inserimento di impianti. Gli autori hanno pertanto valutato radiologicamente i cambiamenti verticali a lungo termine nel rialzo del seno utilizzando una miscela di osso autologo e osso bovino deproteinizzato. Sono stati trattati 191 pazienti di entrambi i sessi e di età compresa tra i 26 e i 76 anni. I criteri di inclusione sono stati: edentulia mascellare posteriore, severa atrofia della cresta alveolare con 4-6 mm di osso residuo, nessun segno/sintomo di lesioni orali e del seno mascellare.
Ciascun paziente è stato sottoposto a controllo radiografico per verificare la presenza di setti nel seno prima dell’intervento di rialzo con concomitante inserimento di impianti. Il riempimento delle cavità sinusali è stato eseguito con una miscela 2:1 di osso corticale mandibolare prelevato dal ramo o dal sinfisi mentoniera e di osso bovino deprotineizzato (Bio-oss®).
Sono stati posizionati impianti Brånemark in titanio (Nobel Biocare, Göteburg, Sweden) di 3.75-6 mm di diametro e 8.5 e 15 mm di lunghezza. A 6-9 mesi dall’intervento è stata effettuata una riabilitazione protesica fissa.
In ogni paziente sono state acquisite due ortopantomografie (OPT), la prima immediatamente dopo la fase chirurgica e la seconda nei sei mesi successivi in concomitanza con la connessione dell’abutment. Ulteriori valutazioni radiografiche sono state condotte nei 108 mesi successivi alla riabilitazione protesica. La sopravvivenza media degli impianti posizionati dopo rialzo del seno mascellare è risultata di 94.2%. I siti più frequenti di perdita dell’osteointegrazione degli impianti sono stati il primo e il secondo premolare. La perdita degli impianti è avvenuta entro i primi tre anni dall’intervento chirurgico.
Per valutare i cambiamenti nell’altezza del seno mascellare dopo rialzo nei singoli siti implantari, su ogni OPT sono stati misurati due parametri utilizzando un misuratore-registratore digitale: 1) lunghezza dell’impianto (IL), definita come distanza dall’apice alla testa della fixture;
2) livello osseo (BL), definito come la distanza dalla parte più alta dell’osso fino alla regione di contatto con la testa della fixture.
Per quantificare i cambiamenti verticali del pavimento rialzato del seno sono state inoltre calcolate le seguenti variabili: 1) altezza del seno originale (OSH), definita come la distanza dal margine osseo intraorale al punto più basso del pavimento originario del seno; 2) altezza del seno rialzato (GSH), definita come la distanza dal margine osseo intraorale al pavimento del seno rialzato in corrispondenza del punto più basso del pavimento originario (Figura 1).
I cambiamenti verticali del rialzo del seno sono stati calcolati rispetto all’altezza degli impianti e all’altezza originale del pavimento del seno misurando alcuni rapporti tra le variabili sopra citate. I pazienti sono stati divisi in tre gruppi basati sulla distanza tra pavimento del seno e apice degli impianti: nel primo gruppo, il pavimento rialzato del seno era craniale all’apice degli impianti; nel secondo gruppo, l’apice degli impianti era a livello del pavimento del seno rialzato; nel terzo gruppo, il pavimento del seno rialzato era inferiore all’apice degli impianti (Figura 2).
I risultati dell’analisi morfometrica condotta sulle ortopantomografie dimostrano una media totale BL/IL di 1.14±0.37 nei dieci anni successivi al rialzo. Il rapporto BL/IL si è ridotto significativamente tra 0 e 6 mesi (1.44±0.35), nei 7-12 mesi successivi (1.30±0.36), tra 13 e 24 mesi (1.07±0.24) e tra 13 e 36 mesi (0.89±0.19).
I dati riportati nel presente studio dimostrano l’efficacia a lungo termine dell’utilizzo di una miscela di osso autologo e osso bovino deproteinizzato in rapporto 2:1 per il rialzo del seno mascellare e contemporaneo inserimento di impianti. Il massimo riassorbimento osseo sembra avvenire nei primi 2-3 anni successivi all’intervento con solo minimi cambiamenti negli anni successivi.
[…] particolato, inserito a colmare i piccoli spazi fra i blocchi di osso innestato. Fra i differenti lembi proposti in letteratura che garantiscano la corretta e stabile copertura dell’innesto, ci sentiamo […]