Delle diverse tecniche proposte per il trattamento delle recessioni gengivali multiple, la più nota è probabilmente il lembo avanzato coronale (coronally advanced flap, CAF). Questo può essere impiegato da solo o accoppiato all’inserimento di un innesto connettivale (connective tissue graft, CTG) di provenienza palatina. Questa seconda opzione, ovvero la metodica combinata CAF+CTG costituisce ad oggi il gold standard nel trattamento di questo disestetismo dei tessuti molli, in quanto fornisce i migliori risultati in termini di copertura radicolare, spessore della gengiva ripristinata, e altezza del tessuto cheratinizzato. Un’alternativa sempre abbinata a CTG che sta trovando ampia diffusione è il tunneling o, meglio, la cosiddetta modified tunnel technique.
In alcuni casi è però possibile che il clinico preferisca non utilizzare il CTG, perché il tessuto donatore appare particolarmente sottile, o il paziente si rifiuta di farsi trattare in due siti diversi nel corso di uno stesso tempo chirurgico o comunque si giudica di non esporlo alla morbilità postoperatoria del prelievo palatino. Ecco perché sono state studiate delle alternative a diversa origine: derivati di matrice dello smalto, innesto di matrice dermica acellulare, xenoinnesto di matrice collagenica e, in ultima analisi, PRF. Proprio questo prodotto, il platelet-rich fibrin è l’argomento della trattazione. Si tratta di un biomateriale a origine autologa, un concentrato di piastrine ricco anche di leucociti (viene anche detto L-PRF), fattori di crescita (rilasciate con altre glicoproteine di matrice) e cellule staminali circolanti, realizzato facilmente senza l’aggiunta di anticoagulanti o altre sostanze estranee. Le sostanze contenute sostengono la migrazione cellulare, accelerano la guarigione delle ferite, l’angiogenesi e la rigenerazione tissutale. Il tempo di riassorbimento intra-tissutale è pari a 7-11 giorni. Nel contempo, i dati presenti in Letteratura riguardanti l’uso di questo materiale nella copertura delle recessioni gengivali sono controversi e non si trova un protocollo univoco, soprattutto per quanto riguarda lo spessore del PRF. Partendo da tali presupposti, nel corso di questo stesso anno sono stati presentati su Clinical Oral Investigations due studi sull’argomento.
Il primo, a cura di Kuka e colleghi, ha considerato un totale di 24 pazienti trattati con CAF multiplo o con CAF abbinato a PRF. In entrambi i casi sono stati osservati miglioramenti dei parametri intra-gruppo a un anno ed elevati livelli di soddisfazione. Il secondo gruppo ha però mostrato risultati significativamente migliori per quanto riguarda proprio lo spessore del tessuto.
Il lavoro di Uzun e colleghi compara invece una modified tunnel technique abbinata a CTG con una abbinata a PRF. Questo secondo gruppo, rispetto a quello che rimane il gold standard, ha visto un incremento statisticamente significativo a 6 e a 12 mesi della quota di tessuto cheratinizzato, attestandosi quindi come una valida alternativa.
Riferimenti bibliografici