L’ossificazione del palato rappresenta un procedimento fondamentale nel complesso dello sviluppo del terzo medio del volto. La presenza di dimorfismi per difetto, con la formazione di una struttura ossea sottodimensionata in senso trasversale e/o sagittale, oltre ad avere un impatto estetico significativo, può avere rilevanza funzionale.
In primo luogo, la condizione può accompagnarsi ad aumentata resistenza delle vie aeree superiori, alterazione della postura della lingua e della muscolatura faringea, situazioni che possono predisporre a quadri clinici del contesto delle roncopatie.
La misura di intervento più efficace è quella intercettiva e preventiva sul soggetto in crescita. L’odontoiatra – lo specialista in ortodonzia in particolare – ha un ruolo in questo senso fondamentale. È nota l’associazione con le abitudini viziate, segnatamente la respirazione orale. È quantomai utile riconoscere per tempo i pazienti a rischio e, a maggior ragione, i casi conclamati, di modo da impostare un trattamento di tipo ortodontico/ortopedico in corrispondenza del momento auxologico maggiormente favorevole. La sutura palatina va vista in un contesto più ampio comprendente le diverse strutture ossee adiacenti. In alcuni casi, la terapia sul soggetto in crescita può rivelarsi inefficace o insufficiente, posto comunque che si tratta di una manovra ampiamente documentata e di comprovata affidabilità.
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Ancora più facilmente, si immagini di dover gestire spazi ortodontici ristretti in un paziente presentante una sutura palatina calcificata: in tali casi sarà valutabile l’intervento chirurgico. L’approccio a questi pazienti, di solito, non è unicamente odontoiatrico, ma può essere condotto con il chirurgo maxillo-facciale, l’otorinolaringoiatra o altre figure specialistiche.
La tecnica chirurgica moderna venne sviluppata a partire da inizio anni ’60 ed è stata perfezionata nel tempo da diversi Autori, alcuni dei quali hanno tentato di mettere a punto protocolli standardizzati. Circa 20 anni dopo, Timms codificò 3 classi per grado di intervento crescente, con l’obiettivo di ridurre l’overtreatment in fase chirurgica. I pazienti under-25 in cui l’approccio non chirurgico sia ritenuto insufficiente, possono essere trattati con la sola osteotomia palatale. Nel caso del soggetto over-30, si addiziona una osteotomia mascellare laterale. I pazienti sopra i 40 anni, infine, vengono trattati con aggiunta di una osteotomia anteriore. Successivamente, sono stati effettuati aggiornamenti della fase postchirurgica, al fine di sfruttare al meglio i device per l’espansione normalmente utilizzati nel soggetto in crescita.
È stato così codificato l’intervento di espansione rapida del palato chirurgicamente assistita. L’intervento, che oggi costituisce un ben codificato standard operativo, ha notevolmente beneficiato dell’introduzione della chirurgia piezoelettrica in ambito maxillo-facciale.