White spot o lesioni bianche dello smalto: cosa sono?
Per white spot si intendono quelle macchie bianche, gessose e opache visibili sulla superficie dentale vestibolare in area estetica. Tali lesioni non sono cavitate e perdono la loro traslucenza come conseguenza di un diverso indice di rifrazione della luce rispetto allo smalto sano, dato il loro minor contenuto di minerali all’interno dello smalto.
Le lesioni bianche dello smalto possono essere suddivise in due grandi famiglie a seconda del timing di comparsa del difetto.
- Lesioni preeruttive: fluorosi, ipoplasie dello smalto, MIH (molar-incisor hypomineralization), demineralizzazioni indotte dall’assunzione di farmaci, esiti di trauma o infezioni dei denti decidui sui corrispettivi permanenti
- Lesioni post-eruttive: lesioni non cavitate dello smalto ad origine acida, per esempio le demineralizzazioni post terapia ortodontica.
Le modalità di trattamento
A seconda della tipologia e della severità della white spot, è possibile distinguere modalità di trattamento diversificate, riconducibili sostanzialmente a tre scelte:
- 1. fermare la progressione della lesione tramite remineralizzazione;
- 2. utilizzare la microabrasione;
- 3. utilizzare le resine infiltranti.
Tutte le metodiche agiscono cambiando l’interazione della luce con lo smalto, modificandone l’indice di rifrazione e “mascherando” così il difetto (Figure 1a-b).
Lesioni smaltee più superficiali hanno quindi maggiore probabilità di essere riparate rispetto alle lesioni più profonde, al confine con la dentina (come, ad esempio, le lesioni da MIH).
Smalto sano, normale e idratato dalla saliva: indice di rifrazione pari a 1.62
Smalto affetto da white spot: indice di rifrazione 1.00-1.33
La valutazione preoperatoria della profondità della lesione risulta quindi importante per definirne la prognosi estetica, permettendo di comunicare correttamente al paziente le prospettive terapeutiche.
I metodi diagnostici per valutare la profondità nello smalto di una macchia bianca non sono però così predicibili.
Ruolo chiave ricopre sicuramente l’esperienza dell’operatore, ma a chi è alle prime armi si suggerisce di utilizzare il metodo della transilluminazione. Posizionando sulla superficie palatale la luce, si osserva la lesione: a macchie più scure e demarcate corrisponde spesso una profondità della lesione più marcata, a macchie meno nitide corrisponde, invece, una più probabile lesione smaltea superficiale, e quindi più facilmente trattabile.
Trattamento remineralizzante
La remineralizzazione è il trattamento di prima scelta e consiste nell’utilizzo di creme a base di calcio e fosfato in matrice di caseina, contenenti fluoro.
È possibile applicare queste mousse con mascherine termostampate e lasciare agire il prodotto per almeno una ventina di minuti. Successivamente il paziente non deve sciacquare, mangiare, bere o fumare per almeno un’ora seguente all’applicazione.
In questo caso, calcio e fosfato agiscono come precursori dell’idrossiapatite, mentre il fluoro agirà in superficie.
Il limite di questo trattamento è la durata della terapia, almeno 30 giorni, e la grande collaborazione richiesta al paziente che dovrà associare al trattamento anche una dieta povera di zuccheri, carboidrati raffinati e bevande acide.
Trattamento tramite microabrasione
La microabrasione dello smalto consiste nella rimozione delle macchie superficiali utilizzando una pasta abrasiva contenente acido cloridrico e particelle abrasive fini.
Utilizzando apposite cappette è possibile rimuovere delicatamente lo strato superficiale dello smalto, che verrà poi protetto con agenti remineralizzanti come le vernici fluorate.
In alcuni casi la procedura può essere rischiosa poiché agisce su tutta la superficie dello smalto e può esporre a una caduta del valore o della luminosità di tutta la superficie del dente.
Trattamento con resine infiltranti
Il trattamento con resine infiltranti consiste nell’applicare una resina a bassa viscosità e alta tensione superficiale su una superficie controllata di smalto. Tale resina ha un indice di rifrazione di 1.55, molto vicino a quello dello smalto sano.
Il protocollo di applicazione consiste di diverse fasi (Figure 2-5, gentile concessione del dr. Stefano Daniele):
- isolamento attento del campo operatorio;
- applicazione sulla lesione bianca di un giusto quantitativo di gel a base di acido cloridrico al 15% seguendo i tempi e le modalità indicate dall’azienda;
- risciacquo abbondante con acqua e asciugatura con aria;
- applicazione di una soluzione di alcol al 90% al fine di disidratare il dente e rendere più permeabili le microporosità create dall’acido cloridrico. L’applicazione dell’alcol “mima” l’effetto futuro della resina, permettendo di poter scegliere se necessaria una ulteriore mordenzatura o meno;
- applicazione della resina infiltrante mediante un applicatore. È necessario premere in modo costante sulla lesione per i tempi stabiliti;
- fotopolimerizzazione della resina;
- lucidatura con tecniche restaurative classiche.
L’utilizzo delle resine
infiltranti ha diversi benefici, primo tra i quali la possibilità di risolvere in breve tempo una problematica estetica e di essere compliance-free, caratteristiche del prodotto molto vantaggiose ai giorni nostri. In conclusione, le white spot rappresentano un segno visibile di diverse problematiche dentali, che vanno dalla demineralizzazione dello smalto all’ipoplasia dentale. La diagnosi e l’identificazione dei fattori eziologici giocano un ruolo fondamentale nella scelta del trattamento terapeutico, ricordando che tutte le metodiche richiedono al paziente di mantenere uno stile di vita sano e adottare abitudini di igiene orale e alimentare consapevoli, al fine di preservare la bellezza, ma soprattutto la salute del sorriso.
Una recente revisione sistematica ha raccolto le attuali evidenze scientifiche per valutare l’efficacia di questo trattamento in termini di miglioramento estetico e stabilità del colore nel tempo. I risultati aggregati indicano che l’infiltrazione di resina può produrre significativi miglioramenti estetici nei denti affetti da lesioni demineralizzate. In particolare, la tecnica sembra efficace nel mascherare le macchie bianche, migliorando così l’aspetto estetico dei denti trattati. Un altro aspetto chiave considerato è la stabilità del colore nel tempo dopo l’applicazione della resina infiltrante.
Gli studi analizzati suggeriscono che, in generale, la stabilità del colore è mantenuta nel corso del tempo, per un follow-up di 24 mesi, tempistica che sarà sicuramente da rivalutare con studi successivi.
I fattori che contribuiscono a migliori risultati estetici della resina includono la rimozione degli strati superficiali ipermineralizzati, l’omogeneità della resina stessa una volta applicata e la sua attenta lucidatura. Tuttavia, è importante notare che la revisione sistematica evidenzia alcune considerazioni critiche. In particolare, si sottolinea la variabilità dei risultati tra gli studi inclusi e si esprime la necessità di ulteriori ricerche per consolidare le prove e fornire linee guida più specifiche sull’uso clinico della resina infiltrante.
Questo suggerisce che, nonostante i risultati promettenti, ulteriori indagini sono necessarie per stabilire protocolli standardizzati e determinare i pazienti che potrebbero trarre maggior beneficio da questa procedura.
Ibrahim DFA, Venkiteswaran A, Hasmun NN. Esthetic Effects and Color Stability of Resin Infiltration on Demineralized Enamel Lesions: A Systematic Review. J Int Soc Prev Community Dent. 2023 Aug 30;13(4):273-286. doi: 10.4103/jispcd.JISPCD_29_23. PMID: 37876578; PMCID: PMC10593370.
• È importante diagnosticare l’eziologia della lesione bianca.
• È possibile distinguere tre modalità di trattamento delle white spot: la remineralizzazione, la microabrasione e l’utilizzo di resine infiltranti.
• La predicibilità del trattamento è dipendente dalla profondità della lesione smaltea.
1. Borges AB, Caneppele TM, Masterson D, Maia LC. Is resin infiltration an effective esthetic treatment for enamel development defects and white spot lesions? A systematic review. J Dent. 2017 Jan;56:11-18. doi: 10.1016/j.jdent.2016.10.010. Epub 2016 Oct 25. PMID: 27793705.
2. Gaião U, Pasmadjian ACP, Allig GR, Rezende LVML, da Silva VBS, da Cunha LF. Macroabrasion and/or Partial Veneers: Techniques for the Removal of Localized White Spots. Case Rep Dent. 2022 Feb 10;2022:3941488. doi: 10.1155/2022/3941488. PMID: 35186335; PMCID: PMC8853814.