L’accumulo di sangue in un’area tissutale circoscritta (ematoma) e/o l’effusione ematica a livello dei tessuti di superficie (ecchimosi) sono complicanze di norma non comuni in una chirurgia implantare. Sono evenienze che possono comunque manifestarsi a seguito di interventi complessi, eventualmente con metodiche di bone augmentation, o in alcuni pazienti con disordini vascolari (soprattutto anziani) o che, banalmente, non si attengano alle istruzioni postoperatorie che prevedono impacchi con ghiaccio. Pertanto, al paziente dev’essere preventivato, in vista dell’intervento, anche questo possibile disagio.
Per quanto possano favorire complicanze di tipo infettivo, sequele di questo tipo non richiedono di norma un particolare trattamento al di là del controllo che attiene al normale follow-up postimplantare. In alcuni casi di superficie può essere suggerito l’uso di pomate.
Una condizione particolare, di particolare interesse clinico, è la formazione di ematoma a livello del pavimento orale a seguito di interventi di implantologia che interessino la mandibola, in particolare il versante linguale della parte anteriore. L’ematoma sublinguale costituisce un caso potenzialmente a rischio vita, perché in grado di causare importante ostruzione delle vie aeree. Si tratta di una sequela tipica della perforazione della corticale linguale a livello della mandibola, appunto, con interessamento del plesso artero-venoso sottolinguale. In questo caso, quindi, il fattore di rischio non è quello quantitativo che deriva dell’emorragia, ma è rappresentato appunto dalla possibile ostruzione delle vie aree superiore.
L’area in oggetto è particolarmente ricca e complicata dal punto di vista dell’anatomia vascolare: guardando solo alla componente arteriosa, sono coinvolti i rami sottolinguale dell’arteria linguale, che si anastomizzano con quelli sottomandibolari, provenienti da un’altro ramo diretto della carotide esterna, ovvero l’arteria facciale, e anche i rami incisivi, terminali dell’arteria alveolare inferiore al di fuori del canale mandibolare. Il plesso si ritrova in grossa parte a ridosso del lato linguale della sezione interforaminale della mandibola. Gli studi anatomici hanno peraltro evidenziato come questa zona sia soggetta a una discreta variabilità. La stessa vicinanza non si ritrova invece distalizzandosi lungo il corpo della mandibola stessa.
Per quanto, a maggior ragione, anche questa complicanza non sia un’evenienza comune, va prospettata nel caso soprattutto di terapie implantari in mandibole soggette a considerevole atrofia. Nel caso in cui la problematica venga effettivamente a presentarsi, la diagnosi precoce è fondamentale: nell’immediato, un approccio può consistere nella pressione bimanuale e in ogni caso l’esigenza primaria è garantire la ventilazione. Il trattamento poi varia a seconda della gravità e può prevedere interventi complessi da effettuare in ambiente ospedaliero, come drenaggio o esplorazione chirurgica diretta.