Luigi Paglia

Negli anni 2000 la durata media della vita ha raggiunto valori insperati rispetto a quelli di inizio Novecento. Basti pensare che nei primi anni del XX secolo un bambino nato in Italia poteva attendersi di vivere in media poco più di 41 anni, mentre ora la sua aspettativa di vita è cresciuta a 78,7 anni se maschio e a 84 anni se femmina, raddoppiando il suo valore in meno di cento anni.

Il forte calo della mortalità infantile ha portato poi a un generale invecchiamento della popolazione e, di conseguenza, alla grande sfida di mantenere sani e autosufficienti gli anziani il più a lungo possibile ed esenti da malattie croniche e degenerative che attualmente li colpiscono in alta percentuale.

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Un anziano su due presenta oppure va incontro a “fragilità” e pertanto ridiventa un po’ bambino, mostrando atteggiamenti (difficoltà di comunicazione, mancata autosufficienza, fragilità emotiva, incontinenza, cadute) che sono caratteristiche dell’età infantile.

Sembrerebbe che per avere anziani più sani – con benefici per la salute della popolazione generale e per il Sistema sanitario nazionale – sia fondamentale prestare attenzione alle cure e all’alimentazione sin dalla tenera età. È stato infatti ipotizzato che la cattiva alimentazione nel feto e del neonato potrebbe essere la causa di cambiamenti permanenti di organi specifici e tessuti. Già uno studio clinico del 1992, ad esempio, indicava che lo sviluppo alterato del pancreas endocrino, dovuto a un’alimentazione precoce inadeguata, determina un’aumentata suscettibilità al diabete di tipo 2 e alle sue complicanze metaboliche, con aggravi sulla salute per il paziente e sull’economia per la società.

Anche noi dentisti potremmo promuovere campagne informative sulla sana alimentazione e sugli effetti positivi che si avrebbero nel prevenire l’insorgenza a distanza di decenni di malattie croniche e degenerative. Tra l’altro abbiamo sott’occhio, sui denti dei nostri piccoli pazienti, l’effetto immediato dell’esagerato consumo di zuccheri, che sono concausa di molte malattie metaboliche dell’anziano, e quindi possiamo personalizzare al meglio i nostri consigli nutrizionali fin dall’infanzia. 

Infanzia e vecchiaia, apparentemente così lontane, si dimostrano quindi molto più vicine e strettamente legate tra di loro fino a creare una connessione tra pediatria e geriatria che getta le basi per affrontare i temi riguardanti il processo di invecchiamento non più “a compartimenti stagni”, con una suddivisione ben precisa della vita in fasi, bensì preservando l’integrità della persona nel continuum della sua vita, mirando a sviluppare interventi di cura sempre più personalizzati e guidati dalla biologia.

 

  • Hales C, Barker D. Type 2 (non-insulin-dependent) diabetes mellitus: the thrifty phenotype hypothesis. Diabetologia 1992;35, 595–601. 
  • Cesari M, Vanacore N, Agostoni C. The two extremes meet: pediatricians, geriatricians and the life-course approach. Pediatr Res 2019 Oct;86(4):432-435.
Invecchiare in buona salute? Cominciamo da bambini - Ultima modifica: 2021-12-02T12:16:07+00:00 da Luigi Paglia
Invecchiare in buona salute? Cominciamo da bambini - Ultima modifica: 2021-12-02T12:16:07+00:00 da Luigi Paglia