Efficacia dell’Osteopatia nella gestione dei disordini temporomandibolari – Studio pilota

Grafico 1

Alice Berri – Marzia Segù – Lorenzo Berri – Vittorio Collesano

Riassunto
Scopo del lavoro. La gestione dei TMD comprende un gran numero di alternative terapeutiche; a causa della loro eziologia multifattoriale risulta però impossibile ad oggi individuare un piano di trattamento univoco, che si adatti a tutti i pazienti. Le linee guida dell’American Dental Association affermano che qualunque sia il tipo di intervento, esso deve essere reversibile e conservativo; la terapia manuale osteopatica soddisfa questi requisiti. L’obiettivo di questo studio è quello di valutarne l’efficacia e stabilire se l’Osteopatia può essere considerata una valida alternativa terapeutica in questo campo.
Materiali e metodi. Per questo studio sono stati arruolati 22 soggetti con TMD, i quali prima e dopo il trattamento osteopatico sono stati valutati dal punto di vista gnatologico tramite questionari RDC-TMD ed esame clinico. Si è infine proceduto a un confronto tra i dati iniziali e quelli successivi alla terapia.
Risultati. I risultati del presente studio mostrano l’efficacia del trattamento osteopatico sia nell’alleviare la sintomatologia dolorosa (valutata tramite scala analogica del dolore, VAS), sia nel recupero della mobilità mandibolare.
Conclusioni. Alla luce dei risultati clinici ottenuti, l’Osteopatia può essere considerata un valido supporto nella gestione dei disordini temporomandibolari.

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Summary
Effectiveness of Osteopathy in the management of temporomandibular disorders: a pilot study
Aim of the work/study. The treatment of TMD includes a large number of therapeutic options; nevertheless today it is impossible to define a single treatment appropriate for all patients because of the multifactorial aetiology of the TMD. The guidelines of the American Dental Association affirms that every sort of intervention must be reversible and conservative; the Osteopathic manual therapy fulfills this prerequisite. This study aims to evaluate the efficacy of this therapy and aims to decide if Osteopathy can be considered a valid theurapetic alternative in this field.
Materials and methods. 22 subjects were considered for this study. Before and after the osteopathic treatment each of them was evaluated under a gnathologic point of view through RDC-TMD questionnaires and a clinical examination. Finally the information resulted before and after the therapy were compared.
Results. The results of this study show the efficacy of the osteopathic treatment to alleviate pain symptoms (evaluated through VAS) and to recover mandibular mobility.
Conclusions. Considering the clinical results obtained, osteopathy can be considered a valid support in order to treat temporomandibular disorders.

La gestione dei disordini temporomandibolari comprende un gran numero di alternative terapeutiche, quali la fisioterapia, la chirurgia, le terapie occlusali (bite), la farmacoterapia, la terapia cognitivo-comportamentale, la medicina complementare alternativa (CAM).
A causa dell’eziologia multifattoriale risulta però impossibile, ad oggi, individuare un piano di trattamento univoco, che si adatti a tutti i pazienti. Le linee guida dell’American Dental Association affermano che qualunque sia il tipo di intervento, esso deve essere reversibile e conservativo. Tra le alternative terapeutiche che soddisfano questi requisiti si annovera la terapia manuale osteopatica.
L’Osteopatia è al contempo un’arte scientifica e filosofica di diagnosi e trattamento esclusivamente manuale.

L’osteopata, filosoficamente, vede il corpo umano come un’unità, con strutture e funzioni reciprocamente interrelate. Questo concetto, insieme a una conoscenza approfondita dell’anatomia e della fisiologia umana, permette l’organizzazione di una sequenza logica di trattamento, consentendo il ripristino delle correlazioni funzionali e strutturali del corpo. Il protocollo di trattamento per pazienti con TMD prevede la manipolazione, nell’ordine riportato in Tabella 11.

Tabella 1
Tabella 1

Data la limitatezza della letteratura scientifica in proposito, questo studio si pone l’obiettivo di valutare l’efficacia dell’Osteopatia nel trattamento dei TMD e stabilire se questa può essere considerata una valida alternativa terapeutica in questo campo.

Materiali e metodi
Per valutare l’efficacia della manipolazione osteopatica nella gestione dei disordini temporomandibolari sono stati arruolati soggetti che si sono rivolti a osteopati di riferimento lamentando disfunzioni a livello mandibolare (dolore e/o limitazione funzionale).
I criteri di inclusione nello studio sono stati:

  • età maggiore di 18 anni;
  • presenza di dolore orofacciale e/o limitazione nei movimenti mandibolari;
  • disponibilità a sottoporsi a visita gnatologica prima e dopo il trattamento osteopatico.

Nel corso della prima visita osteopatica i pazienti sono stati valutati nella loro interezza, sulla base di uno dei principi fondamentali dell’Osteopatia (“il corpo è un tutto”), al fine di effettuare un’analisi della postura e della mobilità attiva e passiva della colonna vertebrale e degli arti.
Tramite questo primo approccio è stato possibile individuare la sede della disfunzione primaria, distinguendo i disordini temporomandibolari che originano a livello locale da quelli secondari a disfunzioni localizzate al di fuori del distretto testa-collo (ad esempio, conseguenti a problemi posturali).

Prima di iniziare il trattamento osteopatico i pazienti sono stati sottoposti a una visita gnatologica.
La raccolta dei dati anamnestici, la diagnosi e la valutazione clinica sono state effettuate secondo le indicazioni fornite dagli RDC-TMD (Research Diagnostic Criteria for Temporomandibular Disorders), che offrono criteri standardizzati e ripetibili.

Tabella 2
Tabella 2

Il questionario RDC-TMD ha permesso la definizione di una diagnosi somatica, o di Asse I (gruppo I: disordini muscolari, gruppo II: dislocazioni discali, gruppo III: artralgia, osteoartrite o osteoartrosi) e di una diagnosi psicosociale, o di Asse II (in relazione a range di valori empiricamente derivati, relativi alla severità del dolore cronico, al punteggio di depressione e di somatizzazione e alla limitazione funzionale)2,3.

A ciò è seguito un esame clinico che ha consentito l’individuazione della sede del dolore, l’analisi quantitativa e qualitativa dei movimenti mandibolari e la palpazione dei muscoli masticatori.
L’analisi dei movimenti mandibolari è stata eseguita misurando, per mezzo di un calibro millimetrato, i valori di massima apertura volontaria della bocca (MAV), di massima apertura assistita (MAA), dei movimenti di lateralità, verso destra (LED) e verso sinistra (LES) e di protrusione (PR).

Una volta inquadrati dal punto di vista gnatologico, i pazienti sono stati sottoposti a un trattamento osteopatico composto da un numero variabile di sedute, della durata di circa 45 minuti l’una.
Il numero di sedute è stato definito in relazione alla sede della disfunzione primaria. Quando questa era localizzata a livello mandibolare è infatti stato necessario un numero maggiore di incontri per ottenere risultati apprezzabili, rispetto ai casi in cui il problema mandibolare era secondario a disfunzioni localizzate al di fuori del distretto testa-collo.

Al termine del trattamento osteopatico i pazienti sono stati nuovamente valutati secondo i criteri dell’RDC-TMD (questionari ed esame clinico), al fine di poter confrontare i dati iniziali e quelli successivi alla terapia.

Risultati
Per il presente studio sono stati arruolati 22 pazienti, di cui 19 donne e 3 uomini.
L’età minima del campione è 18 anni, mentre la massima 71; la media generale dell’età è di 40,36 anni (41,74 la media di età delle donne, 31,67 quella degli uomini).
Nella Tabella 2 è presentato un esempio di caso clinico, che spiega la modalità di svolgimento dello studio.

Tabella 3
Tabella 3

Nella Tabella 3 è possibile osservare le misurazioni relative ai movimenti mandibolari prima e dopo il trattamento: la paziente ha ottenuto un guadagno di 13 mm in apertura e un incremento, seppure più modesto, anche negli altri parametri considerati.
La paziente ha inoltre riferito la completa regressione della sintomatologia dolorosa in seguito al trattamento (grado 0).

Discussione e conclusioni
Per la valutazione dell’efficacia dell’Osteopatia nella gestione dei disordini temporomandibolari sono essenzialmente due gli aspetti da considerare, ovvero le variazioni nel grado di dolore e nella mobilità mandibolare, pre- e post-trattamento.

Variazione nel grado di dolore
Il grado di dolore, calcolato in maniera standardizzata in base alle risposte fornite ai questionari RDC-TMD, ha permesso di osservare che tutti i pazienti, in seguito alla manipolazione, hanno evidenziato una riduzione o una completa regressione della sintomatologia dolorosa.

Prima del trattamento 8 soggetti hanno riferito un dolore di grado I, 12 soggetti un dolore di grado II e 2 soggetti un dolore di grado III.
In seguito alla manipolazione, tutti gli 8 soggetti con dolore di grado I hanno riferito la completa regressione del dolore (grado 0).

Dei 12 soggetti con dolore di grado II, 2 hanno mostrato una riduzione della sintomatologia a grado I, mentre gli altri 10 una completa regressione.
Infine, dei 2 soggetti con grado di dolore III uno ha riferito una riduzione a grado I, l’altro, invece, una completa scomparsa dei sintomi (grado 0).

Variazione nei movimenti articolari
I Grafici 1 e 2 mostrano il secondo aspetto di interesse, ovvero le variazioni nei movimenti mandibolari.

Massima Apertura Volontaria
I pazienti sono stati suddivisi in 4 categorie, in relazione al valore di massima apertura volontaria che presentavano prima del trattamento:

  • MAV ≤ 20 mm;
  • MAV tra 21 e 35 mm;
  • MAV tra 36 e 45 mm;
  • MAV > 45 mm.

Il significato di questa classificazione è che l’incremento deve essere valutato in relazione ai valori di partenza. È facile intuire come i pazienti che presentavano prima del trattamento marcate limitazioni nei movimenti articolari avranno avuto una maggiore possibilità di incremento, una volta risolta la causa, rispetto a coloro che presentavano valori normali di apertura.

Grafico 1
Grafico 1


È comunque interessante sottolineare che anche nei pazienti che non presentavano alcuna limitazione del movimento di apertura (MAV>45 mm) si è osservato un incremento, seppure modesto (Grafico 1).

Massima Apertura Assistita
Quanto detto a proposito della Massima Apertura Volontaria è ovviamente valido anche per la Massima Apertura Assistita.

Grafico 2
Grafico 2

Lateralità e protrusione
Nel Grafico 2, relativo ai parametri di lateralità e protrusione, invece, i pazienti non sono stati suddivisi in sottoclassi come precedentemente, ma è stata calcolata una media generale dei valori iniziali e dell’incremento ottenuto con il trattamento, poiché sono risultati essere piuttosto omogenei. I risultati del presente studio mostrano l’efficacia del trattamento osteopatico sia nell’alleviare la sintomatologia dolorosa, sia nel recupero della mobilità articolare. Alla luce di quanto sopra, è possibile affermare che l’Osteopatia può essere considerata un valido supporto nella gestione dei disordini temporomandibolari.

Corrispondenza
Dott.ssa Alice Berri
alice1266@hotmail.it

Bibliografia
1. Hruby RJ. The total body approach to the osteopathic management of temporomandibular joint dysfunction. J Am Osteopath Assoc 1985 Aug;85(8):502-10.
2. Available from: URL: http://www.rdc tmdinternational.org/TMDAssessmentDiagnosis/RDCTMD.aspx
3. Dworkin SF, LeResche L. Research diagnostic criteria for temporomandibular disorders: review, criteria, examinations and specifications, critique. J Craniomandib Disord 1992 Fall;6(4):301-55.

Efficacia dell’Osteopatia nella gestione dei disordini temporomandibolari – Studio pilota - Ultima modifica: 2014-11-29T10:36:44+00:00 da Redazione

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