Oggigiorno la pianificazione di una riabilitazione impianto-protesica presuppone obbligatoriamente una prospettiva sul lungo termine. È fondamentale in questo senso che i clinici valutino in maniera critica le indicazioni presenti in letteratura relativamente a prodotti e protocolli disponibili sul mercato.
Si consideri ad esempio il dato della superficie implantare, la cui struttura (micro e macro) presenta un ruolo fondamentale nell'assicurare la stabilità primaria e, successivamente, nel meccanismo di osteointegrazione. Negli ultimi anni si è assistito a un forte dibattito scientifico, incentrato soprattutto sull'aspetto della microtexture: il mercato è sostanzialmente coperto dalle superfici ruvide e, di conseguenza, il dibattito si è spostato sulle caratterizzazioni proposte dalle diverse case produttruci.
Anche il timing implantare costituisce un tema ampiamente discusso. Nell'interesse clinico, la tendenza principale a cui si assiste è quella di ridurre le attese per il paziente. D'altronde, le evidenze confermano come, assicurata la stabilità primaria, l'inserimento postestrattivo e carico immediato non ostacolino l'osteointegrazione, addirittura suggeriscono che possa portare alcuni vantaggi in termini di stabilità tissutale.
In un interessante studio, pubblicato a inizio anno su Clinical Implant Dentistry, il professionista italiano Mura combina questi due aspetti, superficie e timing, condividendo la propria esperienza clinica.
Implantologia immediata: un lavoro italiano
I dati risultano di particolare interesse in quanto facenti riferimento a un follow-up quantomeno decennale, dunque di grande importanza clinica.
Si tratta di un'analisi di tipo retrospettivo, che ha interessato un pool di 61 pazienti, relativi al periodo 2002-2004, ai quali l'operatore aveva inserito un totale di 89 impianti: di questi, 49 impianti sono stati seguiti appunto per almeno 10 anni di follow-up (per esattezza, 11 di media, dai 10.4 ai 12.8). Viene riferito che gli impianti erano tutti della stessa tipologia – forma conica, superficie anodizzata moderatamente ruvida con collo macchinato – ed erano stati inseriti in fase postestrattiva e, successivamente caricati secondo un protocollo immediato o precoce.
Gli outcome primari indagati risultato essere il tasso di sopravvivenza e le variazioni radiografiche dei livelli ossei. La variazione del papilla index nel tempo rispetto a quello della provvisorizzazione viene indicata come outcome secondario.
Non venendo registrato alcun caso di fallimento, il success rate cumulativo risulta pari al 100%.
La differenza media di perdita di osso marginale rispetto al baseline è pari a - 0.86 ± 2.10 mm; nel 18.3% dei casi il rimodellamento ha superato la soglia dei 3 mm.
Infine, in fase di provvisorizzazione il 96.6% e 95.5% delle riabilitazioni riportavano un papilla index mesiale e distale compreso tra 2 e 3, sceso a 10 anni a 95.9% e 87.8% rispettivamente. Nel complesso, le indicazioni sono state giudicate favorevoli sul lungo termine.
Riferimenti bibliografici
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/cid.12722