La metodica di diagnostica per immagini che sta conoscendo maggiore diffusione su più ambiti medici, attualmente, è senza dubbio l'ecografia.
L'ecografia costituisce un esame real-time non invasivo, basato sull'impiego di ultrasuoni (e non radiazioni ionizzanti), e sulla risposta differenziale (si parla più correttamente di impedenza acustica) dei tessuti.
Il trend positivo generalizzato è una conseguenza dei numerosi passi avanti compiuti negli ultimi anni in termini di semplificazione e riduzione di costo delle strumentazioni.
Criticità connesse con l'ecografia
La principale criticità rimane la dipendenza dall'operatore, tanto nella fase di svolgimento quanto nella lettura (valida soprattutto in tempo reale) dell'esame. Questo limite, tuttavia, può essere affrontato con la settorializzazione dell'esame stesso: in altre parole, lo specialista non radiologo concentra la propria preparazione ecografica in maniera preminente sulla propria area anatomica di competenza, nel caso dell'odontoiatra, cavo orale e relativa zona di drenaggio linfonodale cervicale (distretto testa-collo in senso lato).
Gli stessi linfonodi e le ghiandole salivari maggiori, in effetti, sono attualmente indicati come obiettivi di indagine principali parlando, appunto, di ecografia odontoiatrica.
Ecografia in endodonzia
Un interessante lavoro, condotto da un gruppo di studio italiano e recentemente pubblicato su Journal of Endodontics, ha proposto l'impiego dell'ecografia nel riconoscimento di tramiti fistolosi di origine endodontica.
Una fistola rappresenta il drenaggio di un sito di raccolta pustolosa profonda o comunque circoscritta verso uno spazio, che in questo caso può essere intraorale o anche extraorale.
Nella pratica clinica, l'esame più diffuso ai fini di determinare tragitto della fistola ed elemento necrotico responsabile è rappresentato dalla fistolografia. La procedura consiste nell'inserimento, a ritroso a partire dallo sbocco del tramite, di un cono di guttaperca, che faccia da “mezzo di contrasto” radiopaco per la successiva radiografia endorale. Si tratta quindi di un esame gravato da una pur ridotta invasività.
Lo studio ha coinvolto un totale di 20 pazienti (8 uomini e 12 donne, età media pari a 47.2 anni) selezionati da un ecografista e un endodontista ed equamente distribuiti tra un gruppo caso (10 pazienti con periodontite apicale e fistola) e un gruppo controllo (10 pazienti con periodontite apicale in assenza di fistola). L'analisi ecografica è stata svolta da due osservatori in cieco: dall'analisi sono emerse una concordanza media del 97.5%, alta sensibilità, specificità del 100% e valore predittivi elevati. Con i limiti dello studio, rappresentati proprio del mancato approfondimento del tema dell'operatore-dipendenza, oltre che dalla ridotta numerosità del campione esaminato, si può concludere affermando che la metodica si è dimostrata valida. Pertanto, sarà interessante procedere con ulteriori indagini e con una standardizzazione della procedura.
Riferimenti bibliografici
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31451288