L’adesione rappresenta una delle più importanti problematiche nell’odontoiatria contemporanea. Trova applicazione nella conservativa diretta e indiretta e in diverse procedure protesiche.
Il mercato negli ultimi anni si è diversificato notevolmente, avendo visto l’introduzione di diverse metodiche. Questo rappresenta ovviamente una grossa opportunità per gli odontoiatri, che possono così diversificare la propria attività clinica e scegliere la metodica a loro giudizio più indicata per il singolo caso. Nel contempo, però, si configura naturalmente anche il rischio di creare delle confusioni: ciò potrebbe essere vero, ad esempio, per chi si affaccia alla professione, potendosi trovare in difficoltà nel maneggiare tecniche differenti, oppure paradossalmente per quei professionisti che, legati da tempo ad una singola metodica, non sono facilitati nell’aggiornamento.
Naturalmente, il discorso è veramente molto ampio, e coinvolge aspetti biologici e biomeccanici che condizionano fortemente la realtà clinica. Parlando ad esempio di adesione smalto-dentinale, balza immediatamente all’occhio il problema di doversi confrontare con un substrato non omogeneo, senza contare poi che la dentina non presenta sempre le stesse caratteristiche.
L’adesione nel suo complesso può rappresentare la somma di un fenomeno chimico con uno micromeccanico, il quale porta alla formazione del cosiddetto strato ibrido. I suoi “attori” principali sono naturalmente il mordenzante (etching), il primer e l’adesivo (bonding).
Una delle classificazioni maggiormente diffuse è quella in generazioni. Quella qui proposta è invece una classificazione “scolastica” volutamente semplificata, con lo scopo di fornire un orientamento clinico di massima, senza riferimento all’efficacia delle singole metodiche, su cui la letteratura è enormemente articolata. Al singolo professionista è necessario garantire l’opportunità di confrontarsi con i rappresentanti delle case ed eventualmente provare con le proprie mani le rispettive metodiche.
Le metodiche di adesione smalto-dentinale vengono riunite in due grosse famiglie: total etch e self etch.
La prima viene anche detta “etch and rinse”, perché prevede prima l’utilizzo di un acido forte come merdenzante del substrato dentinale e, come secondo passaggio, un abbondante lavaggio prima di passare alla fase adesiva. In base al numero di passaggi in cui questa si articola, si potranno distinguere metodiche 3 step (mordenzante, primer e bonding in 3 passaggi diversi) e 2 step (primer e bonding in soluzione unica).
La seconda famiglia prevede che sia l’adesivo a dissolvere lo smear layer, per poi predisporre, appunto, all’adesione. Il mordenzante non viene perciò lavato, ma asciugato. Per questo la metodica è oggi più correttamente definita “etch and dry”. Può essere 2 step (etch e primer miscelati) o addirittura nella soluzione all-in-one in un unico passaggio