I disturbi temporomandibolari (TMD) comprendono una varietà di condizioni che influenzano la struttura, la funzione o la fisiologia del sistema masticatorio. Per trattare questi disturbi, gli specialisti devono valutare una vasta gamma di opzioni terapeutiche, alcune più consolidate di altre. Un recente studio, guidato dal Dipartimento di Medicina e Chirurgia della Clinica Odontoiatrica dell'Università degli Studi di Parma, ha analizzato diverse ricerche sui TMD, per identificare gli approcci terapeutici più efficaci.
Cosa è emerso dallo studio
Gli interventi non invasivi, come la terapia cognitivo-comportamentale, la fisioterapia e l'agopuntura, sono i più efficaci nella gestione del dolore e nel miglioramento funzionale dei TMD. I trattamenti emergenti, secondo questa ricerca, offrono prospettive promettenti, mentre la chirurgia dovrebbe essere riservata ai casi più gravi. In particolari situazione, invece, per ottenere i migliori risultati è necessario abbinare le terapie conservative con interventi più invasivi. Senza mai dimenticare le possibili correlazioni tra TMD e cure odontoiatriche o altri disturbi.
TMD e ortodonzia, un binomio da considerare
Per inquadrare correttamente i disturbi temporomandibolari, gli specialisti consigliano di prendere in considerazione anche le possibili cause iatrogene. Come suggeriscono due ricercatrici, Soumya Thirumoorthy e Saumiya Gopal, autrici di un interessante studio sul rapporto esistente tra TMD e trattamento ortodontico. Per inquadrare correttamente il disturbo, è dunque necessario ampliare il punto di vista e prendere in considerazione anche altre possibili correlazioni.
Gli altri disturbi associati
Una recente ricerca condotta dall'Università degli Studi di Milano, per esempio, ha evidenziato una frequente associazione tra i TMD e l'acufene somatosensoriale. E d'altro canto, la corretta terapia dovrebbe rivolgersi alla cosiddetta ”triade” dolore-bruxismo-psiche e ai rapporti che fra loro intercorrono, come già suggerivano Edoardo Bernkopf, Vanna Broia, Giulia Bernkopf e Giovanni Bettega in una loro pubblicazione su Il dentista moderno. In molti quadri clinici è rilevabile un rapporto di comorbilità con i DTM, associati a bruxismo, cefalea, OSAS, reflusso gastroesofageo, acufeni, vertigini, otalgia, ipoacusia, scialoadenitie disturbi della colonna cervicale.
Approccio psicologico e sonno
Anche la sfera psicologica gioca un ruolo importante, sia nell'eziologia della patologia, sia nel trattamento terapeutico, ma non solo. Un gruppo di ricercatori dell'Università Nazionale di Seul, Corea, infatti ha condotto uno studio per indagare anche il ruolo del sonno in questa malattia. Sembra esserci infatti una stretta relazione tra la durata del sonno, i livelli di mediatori infiammatori e la sintomatologia clinica dei TMD. Il sonno breve sembra essere associato a una risposta sfavorevole al trattamento e a un aumento dei sintomi depressivi e somatici. La gestione efficace del sonno potrebbe quindi svolgere un ruolo cruciale nel trattamento ottimale dei pazienti affetti da disturbi temporomandibolari.
Per consultare la pubblicazione sui TDM realizzata dall'Università degli Studi di Parma in collaborazione con altri atenei e centri di ricerca, visita Dentistry Journal dove è stato pubblicato lo studio.