Problematiche nella diagnostica delle recessioni gengivali

La diagnostica delle recessioni gengivali è un tema che qui è già stato ampiamente affrontato, anche nel recente passato. Innanzitutto è bene ribadire come il termine “recessione” indichi in maniera generica la migrazione in direzione apicale dei tessuti molli rispetto alla linea giunzionale smalto-cemento. Si ricorda che il più diffuso sistema di classificazione è quello coniato da Miller e si declina in 4 classi, che fungono in primo luogo da misura diagnostica e contemporaneamente da indice prognostico, potendo così influenzare il clinico sulla misura terapeutica da adottare. Volendo in qualche modo ampliare il discorso, bisogna certamente appuntare che tale classificazione è assolutamente utile, soprattutto ai fini dello studio dei comuni casi di recessione, frequenti nei soggetti con biotipo gengivale sottile e tipicamente correlati a una tecnica di spazzolamento imperfetta. Come già detto, però, si sta parlando di un termine generico che, nella pratica clinica, può inquadrare anche il riassorbimento che interessa sia la gengiva marginale al fine preparazione nella protesi fissa tradizionale, sia la mucosa perimplantare. Queste affezioni possono rappresentare una indesiderata risposta di guarigione da parte di un tessuto trattato chirurgicamente il quale, tra l’altro, viene ad interfacciarsi con un substrato artificiale del tutto differente da quello dentale. Naturalmente, nel corso degli anni sono state messe a punto strategie atte a scongiurare il rischio di problematiche di questo tipo e si è appreso addirittura come indirizzare la guarigione verso un risultato soddisfacente. Quanto appena detto è solo una delle prove del fatto che la realtà clinica sia più complicata della teoria.

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Con questo non si vuole in alcun modo provare l’inadeguatezza di una classificazione o di un protocollo. L’approccio contemporaneo, in parodontologia e non solo, prevede semplicemente che le procedure diagnostiche “classiche” vengano affiancate da metodiche che consentano di inquadrare l’unicità del singolo paziente, se non del singolo dente. Il supporto fotografico, in questo senso, non costituisce certo una novità, quanto un ausilio indispensabile. Rimanendo sull’argomento, esistono alcuni elementi che possono ostacolare l’inquadramento clinico della recessione. In primo luogo, la presenza di un’importante abrasione dei tessuti duri del dente, che determina la scomparsa della giunzione amelocementizia ideale; dall’altra parte c’è il dente che è stato fatto oggetto, magari ripetutamente, di otturazioni a livello della zona del colletto. Oltre a questo, bisogna considerare le variazioni dell’asse dentale, in particolare le rotazioni. Particolarmente ingannevoli, infine, sono le alterazioni rispetto al piano occlusale: in un senso, l’abrasione coronale, dall’altro l’estrusione, anche se in realtà la seconda può costituire una risposta compensatoria alla prima.

Problematiche nella diagnostica delle recessioni gengivali - Ultima modifica: 2016-05-31T07:18:02+00:00 da redazione