Il rapporto tra occlusione dentale, postura corporea e alterazioni dello scheletro è stato oggetto di ricerca con periodi di maggiore e minore interesse: quasi di moda nei primi anni Novanta, con l’arrivo della prima Consensus Conference a Milano, nel 1997, è poi progressivamente sceso nella graduatoria degli argomenti più dibattuti, nonostante una seconda Consensus nel 2008.
Come sempre, la scarsità di ricerche adeguate che possano garantire evidenze sicure non ha aumentato molto le conoscenze e, per ora, valgono ancora le conclusioni del 2008, ossia i trattamenti non devono essere invasivi bensì conservativi e reversibili come l’applicazione di placche occlusali, la fisioterapia dei muscoli masticatori e l’infiltrazione di anestetico nei trigger points.
Tre anni fa, un’interessante ricerca svolta a Torino (Piancino MG et al., articolo liberamente accessibile dalla piattaforma pubmed.gov) suscitò un certo allarme tra gli ortodontisti, senza però riaccendere l’interesse dei ricercatori in modo da arrivare a risposte certe. Nell’attesa, gli autori non possono fare altro che scrivere così nell’ introduzione: “La relazione tra occlusione, morfologia craniofacciale e postura della colonna vertebrale è ancora un tema dibattuto. Circa metà delle pubblicazioni dimostra un’associazione che l’altra metà non conferma. Ciò potrebbe dipendere dalla complessità della questione e dalla disomogeneità degli studi”.
Scoliosi idiopatica giovanile ed espansione rapida del palato
Gli autori hanno eseguito uno studio retrospettivo sulla variazione della curva scoliotica di 10 pazienti (età media 10 anni) in cui il disgiuntore palatale fu applicato dopo una prima rx del rachide per valutare la gravità della scoliosi, mentre una seconda fu eseguita durante il trattamento ortodontico; nel secondo gruppo di otto pazienti (età media 11 anni) la prima rx del rachide fu eseguita durante il trattamento con disgiuntore e la seconda dopo la sua rimozione.
Tutti i pazienti erano in trattamento con un corsetto rigido per un numero variabile di ore giornaliere. Nel primo gruppo si è osservato il peggioramento della scoliosi, documentato da un significativo aumento dell’angolo di Cobb (il cui valore è proporzionale alla deviazione del rachide sul piano frontale) mentre nel secondo si è vista una significativa riduzione dello stesso angolo dopo la rimozione del disgiuntore.
Data l’importanza della questione, ci si domanda perché non sia partito uno studio su campioni più ampi, introducendo anche la variabile della modalità di attivazione della vite del disgiuntore.
Il rapporto tra scoliosi e patologie dell’articolazione temporomandibolare
Yelken Kendirci M, Ertürk AF, Özcan I, Kendirci AŞ, Akgül T. The role of scoliosis on temporomandibular joint disease: a cross-sectional study based on ultrasonography. Clin Radiol. 2024 Mar;79(3):e417-e423. doi: 10.1016
La relazione tra disturbi temporomandibolari e alterazioni della colonna vertebrale è stata indagata in un campione di 50 adolescenti (età media 14 anni) con scoliosi idiopatica messi a confronto con un eguale campione di soggetti sani. L’esame clinico si è svolto secondo i criteri diagnostici DC/TMD (di cui è disponibile una versione in italiano sul sito aignatologia.it) ed è stato completato con l’ecografia dei muscoli masseteri e delle articolazioni temporomandibolari. Nel gruppo scoliosi si è evidenziata una modesta correlazione negativa tra angolo di Cobb e apertura orale e una presenza significativamente maggiore di disturbi articolari. Infine, gli autori hanno anche osservato che un aumento di una unità nell’elastografia dello spazio articolare si associa a un aumento di 4,8 volte del rischio di dislocazione riducibile del disco. Con l’elastografia è possibile studiare le qualità meccaniche dei tessuti usando gli ultrasuoni.
La potenziale relazione tra scoliosi idiopatica dell’adolescente e alterazioni della dinamica masticatoria
Piancino MG, Tortarolo A, Macdonald F, Garagiola U, Nucci L, Brayda-Bruno M. Spinal disorders and mastication: The potential relationship between adolescent idiopathic scoliosis and alterations of the chewing patterns. Orthod Craniofac Res. 2023 May;26(2):178-184
La presenza di cicli masticatori inversi in presenza di scoliosi è stata l’oggetto di questa ricerca; essi consistono nella chiusura in direzione contraria rispetto al ciclo fisiologico e si associano a scarsa mobilità laterale della mandibola. La masticazione è una funzione complessa cui prendono parte anche i muscoli del collo: nell’apertura orale capo e collo si estendono mentre in chiusura si flettono e, inoltre, questi movimenti sono influenzati anche da grandezza e durezza del bolo. Con queste premesse è teoricamente ipotizzabile che alterazioni come la scoliosi possano influire sulla masticazione.
Sono stati quindi scelti 32 adolescenti con scoliosi di età media pari a 14 anni e confrontati con un eguale gruppo di coetanei sani; tra i criteri di esclusione la presenza di morso incrociato e precedenti trattamenti ortodontici. L’esame funzionale si è svolto con registrazione kinesiografica sia con bolo duro sia morbido, alternando masticazione unilaterale e bilaterale. I risultati mostrano che nei pazienti scoliotici i cicli masticatori inversi sono significativamente più frequenti indipendentemente dal tipo di bolo, confermando che la causa sta nella postura. I prossimi studi dovranno accertare se la correzione ortopedica riduce la loro frequenza.
Relazione tra scoliosi dell’adolescente, asimmetria dei muscoli masticatori e disturbi temporomandibolari
Uçar İ, Batın S, Arık M, Payas A, Kurtoğlu E, Karartı C, Seber T, Çöbden SB, Taşdemir H, Unur E. Is scoliosis related to mastication muscle asymmetry and temporomandibular disorders? A cross-sectional study. Musculoskelet Sci Pract. 2022 Apr;58:102533
Le differenze morfologiche del muscolo massetere e la presenza di disturbi temporomandibolari sono stati ricercati mediante Rmn in due gruppi di soggetti: il primo composto da 29 adolescenti con scoliosi, il secondo di 29 soggetti sani. Le misure ottenute hanno dimostrato che la presenza di sintomi temporomandibolari (valutata con le risposte ai questionari Helkimo e Fonseca) è significativamente maggiore in soggetti con scoliosi mentre il volume dei masseteri, per quanto minore, non ha raggiunto una differenza significativa rispetto ai soggetti sani.
L’associazione tra malocclusioni e deformità vertebrali non è sostenuta da studi di alta qualità
Langella F, Fusini F, Rossi G, et al. Spinal deformity and malocclusion association is not supported by high-quality studies: results from a systematic review of the literature. Eur Spine J. 2019;28(7):1638- 1651. doi:10.1007/s00586-019-05896-4 21.
Nonostante questa revisione sistematica sia un po’ datata, essendo stata svolta sulla letteratura anteriore al mese di agosto 2017, questa metanalisi è comunque interessante perché illustra bene lo stato della ricerca in materia. Gli autori, attivi presso primari centri ortopedici, hanno individuato solo nove pubblicazioni all’altezza dei requisiti: due serie di casi clinici, cinque studi caso-controllo, uno a coorte e uno solo di tipo clinico randomizzato per un totale di 1424 pazienti raggruppati nella metanalisi. Ben otto pubblicazioni erano state svolte con metodologia qualitativamente scarsa. Tenendo presente queste premesse, i risultati di tre studi sostengono una maggiore prevalenza di malocclusioni nei pazienti con nota deformità della colonna vertebrale mentre non è emerso alcun beneficio del trattamento ortodontico.
Scoliosi idiopatica e alterazioni dell’apparato stomatognatico
Gámiz-Bermúdez F, Ibáñez-Vera AJ, Obrero-Gaitán E, Cortés-Pérez I, Zagalaz-Anula N, Lomas-Vega R. Relationship between stomatognathic alterations and idiopathic scoliosis: a systematic review with meta-analysis of observational studies. EFORT Open Rev. 2023 Oct 3;8(10):771-780
Gli autori di questa revisione sistematica con metanalisi sono riusciti a individuare soltanto 14 pubblicazioni coerenti con l’argomento di indagine, per un totale di 3018 soggetti con età media di 13,9 anni. Raggruppando i dati come se fossero un unico campione e utilizzando la metanalisi, i risultati dicono che la scoliosi si associa al morso incrociato e alle malocclusioni di seconda classe, presumibilmente di più con quelle di prima suddivisione dato che nella scoliosi si riscontra anche un aumento dell’overjet. È emersa anche l’associazione con la presenza anamnestica di disturbi temporomandibolari e la maggiore prevalenza (pari a quattro volte) di malocclusioni nei soggetti scoliotici.