Comunicazioni oro-antrali: caratteristiche cliniche e gestione

La formazione di antrostomie costituisce una complicanza relativamente frequente nel contesto degli interventi chirurgici a livello del mascellare posteriore. Può essere una conseguenza di manovre estrattive in primo luogo, ma anche di fratture a carico del tuber, dislocazione di impianti, cisti o neoplasie del mascellare e altro. In realtà è importante effettuare una distinzione clinica che può condizionare anche il trattamento. In linea di massima, una comunicazione oro-antrale di ridotte dimensioni – intorno ai 2 e fino ai 4 mm – è in grado di andare incontro a restitutio ad integrum spontanea entro le 48 ore. La mancata guarigione può portare, nel giro di un’altra giornata almento, a epitelizzazione del tramite oro-sinusale, portando quindi alla formazione di una fistola. Queste condizioni, se misconosciute e/o non trattate efficacemente, possono predisporre a ulteriori complicanze, in particolare a sinusiti.

Normalmente, al termine di un intervento giudicato a rischio, la complicanza viene indagata tramite lavaggio con soluzione fisiologica o tramite l’effettuazione della manovra di Valsalva. Può essere osservato anche l’appannamento di uno specchietto, mentre il sondaggio diretto non è mai consigliato. Come anticipato, è comunque possibile che la problematica venga diagnosticata in un secondo momento. Il paziente potrà lamentare sintomi specifici come rigurgito nasale di liquidi e risonanza alterata (può essere udito anche un vero e proprio fischio). Per quanto riguarda la diagnostica radiografica, la panoramica fornisce indicazioni sulle dimensioni del difetto osseo e sulla presenza di corpi estranei nel seno, oltre che del grado di pneumatizzazione. La tomografia computerizzata è l’esame di elezione nel caso in cui si sospetti una sinusite.

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Per quanto riguarda la terapia, una delle motivazioni per le quali risulta vantaggioso intercettare immediatamente la complicazione sono gli alti tassi di successo (fino al 95%). In più, sono riportati tassi molto inferiori (anche del 67%) nel caso di intervento secondario su fistola.

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È già stato detto che la formazione di coagulo ematico è in grado di indurre guarigione spontanea nelle comunicazioni più piccole.Oltre i 4 mm è necessario stabilizzare il coagulo tramite sutura, se possibile. Oltre i 7 mm sarà sempre necessaria la chiusura tramite lembo. La manovra chirurgica di prima scelta è il lembo di Rehrmann: consiste in un lembo mucoperiostale a disegno trapezoidale e scorrimento coronale. La principale alternativa prevede invece l’allestimento di un lembo palatale centrato sull’arteria palatina maggiore. Infine, qualora si affronti una comunicazione molto estesa, si potrà ottenere un grosso quantitativo di tessuto molle mobilizzando la bolla adiposa del bichat.

Il postoperatorio prevede la somministrazione di antibiotici e decongestionanti. Il paziente riceve inoltre istruzioni specifiche: limitazione dell’attività fisica, divieto di soffiare il naso, di tossire e starnutire a bocca chiusa e di fumare per due settimane.

Comunicazioni oro-antrali: caratteristiche cliniche e gestione - Ultima modifica: 2017-07-26T07:38:42+00:00 da redazione

1 commento

  1. Gentili dottori,
    in pratica fare un intervento successivo per chiudere la fistola sarebbe inutile?
    Tassi inferiori del 67% rispetto al 95%?
    Parliamo di un 30% massimo di intervento risolutivo?
    Mamma mia