Aspetti tecnici della CBCT in odontoiatria

L’avvento del digitale ha rappresentato senza dubbio una fondamentale innovazione all’interno della radiologia odontoiatrica. Negli ultimi anni sono stati messi a punto dei macchinari radiografici polifunzionali, dotati di un’interfaccia di utilizzo semplificata e commercialmente accessibili, facendo sì che realtà ambulatoriali normodimensionate se ne potessero dotare. Il vantaggio più evidente è rappresentato dalla possibilità di completare l’inquadramento clinico del paziente con esami radiologici più complessi rispetto alla semplice ripresa endorale (che pure sta beneficiando della conversione al digitale), quali ad esempio la panoramica o la teleradiografia latero-laterale, che prima richiedevano l’indirizzamento del paziente presso altra struttura, e che oggi vengono eseguiti sempre più spesso in studio. Ciò riguarda in una certa misura anche alcuni esami di secondo livello, con particolare riferimento alla TC cone beam, che rappresenta oggi l’indagine radiologica tridimensionale maggiormente richiesta in ambito odontostomatognatico e maxillo-facciale. Questo strumento, anche quando non presente all’interno dello studio, sta diventando un ausilio sempre più valido nella pratica quotidiana: il miglioramento passa infatti in primo luogo per il risparmio in termini biologici per il paziente. Pare dunque interessante considerare brevemente quali siano i principi tecnici alla base della CBCT.

L’emissione delle radiazioni segue sempre il modello dell’apparecchio di Röntgen: si introduce una corrente a voltaggio controllato in un tubo a vuoto, con spostamento delle cariche dal catodo all’anodo. Il brusco arresto delle cariche presso una placca fa sì che l’energia venga convertita nella maggior parte in calore e in piccola parte in raggi X, da incanalare verso il soggetto della ripresa. I radiogeni moderni producono una radiazione fortemente collimata, il che porta ad un sensibile miglioramento della qualità dell’immagine e ad una maggiore salvaguardia dei tessuti biologici non oggetto dell’indagine. L’emissione del raggio nella cone beam è peculiare – come d’altronde si evince dal termine stesso – e differisce sia dalla radiografia convenzionale che dalla TC spirale. Un altro aspetto importante è la possibilità di calibrare l’indagine su field of view (FOV) anche molto ridotti. Questo può risultare un vantaggio per la protezione di organi radiosensibili (come ad esempio le ghiandole salivari maggiori), nel caso in cui questi non siano inclusi nell’area da indagare.

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Le sistematiche commercialmente più diffuse utilizzano un braccio a C contenente la sorgente radiante e, opposte ad essa, il rivelatore. Questo compie una rotazione intorno al capo del paziente, sul modello dell’OPT. La rotazione, la cui ampiezza dipende dal macchinario, impiega un lasso di tempo compreso fra i 10 e i 40 secondi. La CBCT prevede solitamente l’emissione pulsata delle radiazioni: il tempo di esposizione va dunque rivisto al ribasso rispetto alla durata dell’esame.

Aspetti tecnici della CBCT in odontoiatria - Ultima modifica: 2017-01-05T07:36:31+00:00 da redazione