Il tumore del distretto testa-collo rappresenta in qualche modo il vertice della piramide delle patologie di diretto interesse odontostomatologico. Tale definizione racchiude un insieme di patologie maligne che possono coinvolgere le cavità orale e nasale, i seni paranasali, le ghiandole salivari, faringe e laringe. La patologia ha un impatto epidemiologico rilevante, con un'incidenza globale pari a 550mila casi annui (la sesta tra i tumori maligni, in aumento sotto i 50 anni), una preferenza per il sesso maschile tra 1:2 e 1:4. Si tratta spesso di neoplasie aggressive: la mortalità globale è pari a 300mila soggetti l'anno e i tassi di sopravvivenza a 5 anni variano dal 67.0% per i tumori delle ghiandole salivari al 27.8% per i tumori dell'ipofaringe. La radioterapia e la chirurgia rappresentano le prime linee terapeutiche nel distretto testa-collo: concettualmente, le due opzioni possono essere usate in maniera indifferente nel trattamento di tumori in stadio precoce. In presenza di neoplasie più avanzate, i due approcci vengono combinati e/o alla terapia radiante viene affiancata la chemioterapia. Complessivamente, tra il 42 e l'84% dei pazienti, a seconda della sede, viene sottoposto a radioterapia.
La probabilità curativa della terapia radiante aumenta con la dose: con essa, tuttavia, sale anche il rischio di danno ai tessuti sani. I possibili effetti collaterali a livello locale sono rappresentati da mucosite, iposcialia, trisma, osteoradionecrosi, ma anche dalle due più comuni patologie odontoiatriche: parodontopatia e carie.
Recentemente, una revisione sistematica della letteratura, condotta dal gruppo di Moore e pubblicata su Oral Oncology ha valutato le evidenze riguardo alla correlazione tra radioterapia distrettuale e carie dentale. Pur ribadendo la natura multifattoriale della malattia cariosa, in questo caso il fattore principale è rappresentato dall'iposalivazione conseguente alla degenerazione fibrosa delle ghiandole salivari, direttamente indotta dalla radioterapia. Essa è però indirettamente responsabile di numerosi altri fattori causali.
La carie radio-indotta ha tipicamente carattere aggressivo: può svilupparsi già tre mesi dopo la radioterapia e distruggere una dentatura sana fino all'anno precedente.
Considerando l'epidemiologia, la revisione, facente riferimento a un pool di 15 lavori scientifici, la quota complessiva di pazienti che hanno sviluppato carie dentale post-radioterapia è risultata pari al 29%, che sale al 37% se si escludono i 6 studi con un periodo di follow-up superiore ai 2 anni. La meta-regressione ha evidenziato un rischio ulteriormente aumentato in caso di chemio-radioterapia.
Gli autori sottolineano l'alta eterogeneità dei dati raccolti e la necessità di raccoglierne di nuovi, relativamente al numero di lesioni cariose e superfici colpite post-esposizione.
Riferimenti bibliografici