Come già esposto in diversi altri lavori, negli ultimi anni abbiamo assistito a un affinamento delle tecniche riabilitative nel settore estetico del sorriso. Ne sono un esempio i nuovi software di elaborazione digitale, dotati di un interfaccia grafica friendly e immediatamente leggibile. Questi software in odontoiatria permettono di valutare canoni dell’estetica, tramite una grande libertà d’azione al clinico nel definire il piano di trattamento, ma si rifanno comunque a criteri anatomici e clinici fondamentali. Tali elementi sono illustrati in maniera estremamente articolata nei testi: può essere utile, a tal proposito, elencarne qui alcuni in maniera semplificata. Una tipica sequenza operativa inizierà con l’analisi del volto, per poi passare allo studio del sorriso – o meglio, dell’interfaccia tra labbra e sorriso – e si concluderà con l’analisi dentale. Parallelamente, il professionista può ritenere opportuno analizzare alcuni esami radiografici, nella volontà, ad esempio, di comprendere il biotipo dento-scheletrico del paziente. L’analisi del volto si estrinseca oggi nella ripresa di un certo numero di immagini fotografiche, a distanze diverse e con espressioni diverse da parte del paziente. Lo standard di base rimane naturalmente quello fissato da diversi Autori – doveroso citare il dott. Mauro Fradeani – e consiste nella ripresa dei due primi piani del volto (frontale e laterale), su cui tracciare le linee di riferimento – la bipupillare con le sue parallele (ofriaca, interalare, commissurale), la mediana di simmetria – valutare le proporzioni del viso e le caratteristiche del profilo (tra cui l’angolo definito di convessità facciale, che si attesta fisiologicamente sui 170°, appunto). Proprio nel considerare il profilo, a volte può essere utile addizionare dei riferimenti cefalometrici raccolti su base radiografica. Il passaggio successivo è rappresentato, come detto, dall’analisi dento-labiale. Per quanto alcuni obiettino che l’estetica risenta in qualche misura delle tendenze del momento – si fa riferimento in particolare al caso del gummy smile nella donna – anch’essa si basa su alcuni criteri immutabili. Uno di questi è proprio il dimorfismo sessuale. Da ultima, l’analisi del sorriso è forse la procedura che risulta più immediata sul supporto visivo digitale. Potranno essere studiate in maniera intuitiva, eventualmente anche “in diretta” di fronte al paziente, la forma e la dimensione degli elementi frontali (compresa la dominanza degli incisivi) l’altezza, l’inclinazione sui diversi piani e il grado di rotazione. Volgendo infine lo sguardo a un futuro prossimo (e, in una certa misura, all’attualità), è auspicabile che i nuovi software in odontoiatria di elaborazione dell’immagine, orientandosi verso la semplificazione, richiedano all’operatore di realizzare un unico video in HD da cui estrapolare tutte le immagini desiderate.