A quasi due anni dall’inizio della pandemia, stanno iniziando a mostrarsi gli effetti dell’onda lunga del Covid su moltissimi bambini, bambine e adolescenti.
Le numerose quarantene, la chiusura delle scuole, delle attività sportive e la complessità della DAD hanno portato a una drastica diminuzione delle relazioni sociali e alla comparsa di comportamenti pericolosi per la salute.
Un esempio è l’uso compulsivo del computer che, con il passare del tempo, si è rivelato un’arma a doppio taglio. Le troppe ore passate sui social network hanno causato un effetto intossicante sugli adolescenti che ha portato a disturbi del sonno, con diminuzione della durata del riposo e difficoltà di addormentamento, e a un allarmante aumento delle patologie depressive.
I dati epidemiologici raccolti dalla Società Italiana di Pediatria nel periodo compreso tra marzo 2020 e marzo 2021 confermano questo trend e riportano un vero e proprio boom (+84%) di accessi per disturbi neuropsichiatrici nei Pronto Soccorso degli ospedali italiani rispetto all’anno precedente. Le patologie che hanno subito un incremento percentuale maggiore sono appunto quelle legate alla depressione (+115%) e ai disturbi della condotta alimentare (+78,4%).
Si è riscontrato, infatti, un aumento nel consumo di junk food (merendine industriali, patatine e bibite zuccherate), mentre vi è una riduzione del consumo di frutta e verdura, soprattutto tra gli adolescenti, con un ovvio aumento dei fattori di rischio delle malattie odontoiatriche.
Anche una situazione fonte di stress come la seduta dal dentista risente di questo momento così complicato e può determinare un allontanamento dalle cure da parte di alcuni nostri giovani pazienti, che sarebbe interessante quantificare e prevenire per evitare, nei prossimi anni, l’aumento delle patologie odontoiatriche nei bambini.
Ci si era inizialmente illusi che i più piccoli avrebbero risentito meno della pandemia ma ora, al risveglio, abbiamo invece scoperto che anche loro sono stati duramente colpiti e adesso è nostro compito evitare che un’emergenza sanitaria si trasformi presto in una crisi sia di diritti che di salute delle generazioni future.