Bruxismo e ipertrofia del muscolo massetere possono essere trattati efficacemente con una particolare tossina botulinica. Un gruppo di ricercatori universitari di Seul, Corea, ha condotto uno studio prospettico per verificarne la tesi. Cioè l'efficacia e la sicurezza dell'iniezione di prabotulinumtoxin di tipo A (praBTX-A). Pubblicandone poi i risultati, di grande rilevanza clinica per chi si occupa di bruxismo, sul Journal of Cranio-Maxillofacial Surgery.
Come è stato trattato il bruxismo
Nello studio, i ricercatori hanno coinvolto 37 pazienti. Tutti manifestavano bruxismo notturno e presentavano un ispessimento del muscolo massetere di almeno 15 mm, come rilevato dalle scansioni tomografiche. I clinici hanno quindi effettuato l'iniezione di praBTX-A bilateralmente nei muscoli masseteri dei pazienti, con dosaggi diversificati: 15 U/lato per il gruppo 1, 25 U/lato per il gruppo 2 e 35 U/lato per il gruppo 3. Per valutare l'efficacia del trattamento, i ricercatori hanno sottoposto i pazienti a valutazioni tramite scansioni tomografiche e questionari sul bruxismo, prima e dopo otto settimane dall'iniezione.
I risultati ottenuti grazie alla tossina botulinica
Dopo il trattamento, i ricercatori hanno osservato una riduzione dello spessore del muscolo massetere: 15,1 ± 2,0 mm nel gruppo 1, 14,3 ± 2,9 mm nel gruppo 2 e 13,4 ± 1,8 mm nel gruppo 3. Il gruppo 3 ha evidenziato uno spessore significativamente inferiore rispetto al gruppo 1. Tutti i gruppi hanno riportato una diminuzione sia soggettiva che oggettiva nella frequenza del bruxismo, senza differenze significative tra i gruppi dopo l'iniezione.
Uno strumento in più per preservare i denti
Secondo i ricercatori, l'iniezione di praBTX-A è un trattamento valido e sicuro per il bruxismo e l'ipertrofia del muscolo massetere. Anche un dosaggio minimo di 15 U/lato può portare a miglioramenti significativi dei sintomi. D'altro canto, questi risultati contribuiscono anche alla comprensione di questo particolare e complesso disturbo. Offrendo un'opzione terapeutica promettente per chi soffre di questa condizione che, com'è noto, spesso è davvero difficile da trattare.