Atraumatic restorative treatment della malattia cariosa nel paziente pediatrico

Il paziente pediatrico si trova esposto a fattori di rischio, soprattutto dietetici, importanti per quanto riguarda l’esposizione alla malattia cariosa. Fondamentale, soprattutto in questa fascia d’età, è approcciare in senso preventivo la problematica. In alcuni casi, ad esempio a causa di un ritardo nell’instaurare il rapporto diagnostico-preventivo o per una ridotta compliance nell’igiene orale professionale e domiciliare, l’odontoiatra si trova a dover affrontare quadri di malattia cariosa localmente avanzata.

Lo standard terapeutico è stato per decenni rappresentato dalla preparazione cavitaria estesa, oggi non più raccomandata, soprattutto in pazienti che, per aspettativa di vita, potranno verosimilmente andare incontro a infiltrazioni recidive e, conseguente, necessitare di nuove otturazioni.

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A partire dagli anni ’90, ha iniziato a prendere fortemente piede il concetto della minimal intervention dentistry, declinato nell’ambito della preparazione cavitaria nella forma del trattamento restaurativo atraumatico (atraumatic restorative treatment ART). Questo prevede che la rimozione dei tessuti cariati venga condotta principalmente tramite solo strumenti manuali. Una volta ripulita, la cavità viene restaurata con materiale adesivo, comunemente un cemento vetroionomerico ad alta viscosità (in alternativa sono stati introdotti anche cementi vetroionomerici modificati con resina), e contestualmente vengono sigillati solchi e fossette adiacenti. La procedura prevede una serie di ulteriori vantaggi: il risparmio di anestetico locale e dell’impiego dei manipoli rotanti favorisce un approccio patient-friendly e l’attuabilità in contesti di scarsità di risorse. In ultima analisi, la metodica, almeno teoricamente, risulterebbe facilmente praticabile anche da parte di personale in formazione.

Recentemente, Jiang e colleghi si sono proposti di valutare, in ambito pediatrico, l’efficacia della tecnica a breve e lungo termine e, in più, di identificarne i fattori associati al successo.

Gli autori hanno pertanto condotto una revisione sistematica della letteratura con meta-analisi, recentemente pubblicata sul Journal of Dentistry.

La ricerca, aggiornata a ottobre 2019, ha coinvolto le banche dati PubMed/MEDLINE e Web of Science, ricavandone un pool di più di mille lavori scientifici: da questi, sono stati selezionati 151 full text, 47 dei quali riportavano gli outcome ricercati.

La percentuale di successo complessiva stimata a 12 mesi e a 24 mesi dei restauri atraumatici sono risultate pari a 0.71 e 0,67, rispettivamente.

Contrariamente a quanto atteso nelle premesse, è stata evidenziata una dipendenza significativa dall’operatore. I restauri eseguiti da personale undergraduate, infatti, hanno portato a tassi di successo significativamente inferiori a quelli eseguiti da personale professionale. Un altro fattore rilevante risulta essere il numero di superfici da restaurare (singola contro multipla), mentre i risultati sembrano non influenzati da altri fattori, come dentizione, materiale da restauro, contesto clinico e metodo di controllo dell'umidità.

In conclusione, i risultati confermano la versatilità della tecnica ART ma, allo stesso tempo, evidenziano alcuni punti rispetto ai quali essa si mostra comunque “esigente”.

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0300571220302736

Atraumatic restorative treatment della malattia cariosa nel paziente pediatrico - Ultima modifica: 2020-12-18T10:54:40+00:00 da redazione
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