Detto comune è che “l’unione fa la forza”, soprattutto quando si devono compiere grandi battaglie o fronteggiare le avversità. Nel quadro politico economico attuale trovare forza e risorse per continuare a contrastare la crisi di mercato che affligge il nostro settore è per il singolo professionista sempre più difficile.
Il terreno in cui ogni giorno ci muoviamo è sempre più ostile, impregnato di tecnicismi burocratici e infestato di adempimenti legislativi oltremodo esasperanti. Le restrizioni formali soffocano così l’entusiasmo nell’affrontare il lavoro per il bene e la salute dei pazienti; istituzioni ed enti sembrano voler sopprimere qualsiasi iniziativa volta a incrementare i servizi sanitari offerti alla collettività.
Se il singolo con le sue potenzialità non può che parare i colpi e cercare di sopravvivere, forse la soluzione risiede nella coalizzazione amministrativa ed economica al fine di contrastare e vincere il sistema. Creare strutture condivise, impegnandosi in gruppo per sovvenzionare l’acquisto di macchinari tecnologici e costosi potrebbe favorire lo sviluppo e l’incremento di prestazioni erogate.
Suddividere e ripartire i costi fissi di gestione, diminuendo le voci di spesa per tutte le pratiche inerenti l’utilizzo di beni comuni, consentirebbe di aumentare i margini di guadagno, aumentando altresì le possibilità di espansione. Lavorare in squadra può voler dire scegliere strade migliori, più audaci e frutto di un confronto critico tra più menti. Le idee di ognuno, se sinergicamente espresse, possono allargare il campo di azione, dando luogo a nuove iniziative. Penso ad esempio allo scambio culturale, scientifico, interdisciplinare come al sostegno reciproco durante momenti di incertezza e titubanza.
Il gruppo ha ragione di esistere solo se ogni membro offre il proprio contributo in favore del rafforzamento; qualora questo non abbia luogo i rapporti volgerebbero invece verso l’immobilismo, dovuto magari all’incapacità dell’uno piuttosto che al parassitismo dell’altro.
Conditio sine qua non perché un’associazione tra professionisti abbia luogo è quindi avere obiettivi comuni, programmi condivisi e target specifici. Una buona partenza sicuramente rappresenta una valida premessa, ma è il tempo, a volte lungo, per vedere i risultati che spesso danneggia l’unione. Scegliere i propri partner non è affare da poco; condividere interessi, passione e fatica ogni giorno può essere fonte di grandi gioie e soddisfazioni oppure condurre a stress e cause legali. In ogni caso iniziate con lo scegliervi un buon avvocato!
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