Anticoagulanti orali e complicanze in odontoiatria: cosa dice la letteratura

Si può quindi affermare che, oggigiorno, la letteratura sia concorde nell’affermare che l’interruzione della terapia a base di anticoagulanti orali non sia necessaria per portare a termine la maggior parte degli interventi chirurgici di pertinenza odontoiatrica. È doveroso ribadire che la valutazione dell’INR preoperatorio rappresenta il più importante elemento decisionale. Il paziente che eccederà il livello di operabilità – posto a 3.5 – potrà essere candidato alla terapia ponte a base eparinica, ma sempre in accordo con il medico titolare della terapia. Pare utile indagare, comunque, come la letteratura sia giunta nel corso degli anni a queste conclusioni e a questo stato dell’arte, considerando alcune delle evidenze scientifiche alla base di tale procedimento.

Le revisioni della letteratura pubblicate nel biennio 1998-2000 annoveravano una casistica pari a 2400 procedure chirurgiche effettuate su 950 pazienti sottoposti a TAO. Solamente in 12 casi (<1.3%) si sono rese necessarie manovre di emostasi che superano le misure locali. La terapia era stata interrotta in 575 casi e si è assistito a 5 eventi tromboembolici (0.95%), di cui uno fatale.

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Diversi Autori, ad esempio Birne, ne conclusero che il rischio emorragico non giustificasse la sospensione del farmaco e la conseguente esposizione del paziente ad un rischio trombotico, seppure a sua volta limitatissimo.

Anticoagulanti orali e complicanze in odontoiatria: un’animazione illustra la cascata della coagulazione

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In seguito, una nuova revisione della letteratura, condotta da Wahl e colleghi ha avuto modo di aggiornare le evidenze scientifiche sull’argomento. I nuovi dati si riferivano a 83 studi clinici, per un totale di più di 11mila prestazioni (estrazioni nella maggior parte dei casi) su 5000 pazienti. Misure additive di emostasi locale si sono rese necessarie nel 6% dei casi, mentre il dato sulle metodiche superiori all’emostasi locale si attesta questa volta allo 0.6% (pari a 31 casi). Al contrario, analizzando 64 studi che si riferiscono a casi in cui l’anticoagulante è stato sospeso o ridotto, pur osservando una diminuzione del dato riguardante le complicanze emorragiche maggiori (0.14%), si assiste comunque all’insorgenza di eventi tromboembolici nello 0.8% dei casi.

Questa serie di dati, pur mantenendo dei limiti – quali ad esempio il periodo di osservazione ampio e l’eterogeneità dei protocolli adottati, in particolare per quanto riguarda la terapia ponte con eparina – tende in maniera netta a confermare le evidenze su cui si basano i protocolli operativi attualmente raccomandati. Oltre a questo, gli Autori concordano nel sostenere la ricerca sui cosiddetti anticoagulanti di nuova generazione, i quali sempre di più stanno divenendo una realtà con la quale il clinico deve abitualmente confrontarsi.

Anticoagulanti orali e complicanze in odontoiatria: cosa dice la letteratura - Ultima modifica: 2016-07-28T07:43:21+00:00 da redazione