Gengivite e parodontite sono patologie caratterizzate dall’elevatissima prevalenza, dal burden socioeconomico assai gravoso e dall’eziologia multifattoriale. La patologia si sviluppa, infatti, tipicamente nel soggetto predisposto, a seguito di un intervenuto squilibrio tra microbioma sottogengivale e risposta immuno-infiammatoria. Questo processo è a sua volta influenzato da vari fattori, diversi dei quali dipendenti dai comportamenti personali: tra questi, è incluso il consumo di tutte le sostanze in grado di creare addiction: alcool, tabacco, droghe.
Tutte queste sostanze hanno un impatto sull’apparato stomatognatico e, di conseguenza, possono intervenire nello sviluppo delle patologie gengivo-parodontali. L’approccio terapeutico a tali patologie, che paziente porta avanti con l’odontoiatra e l’igienista dentale, può chiaramente beneficiare dalla cessazione delle abitudini di abuso. Oltretutto, gli stressi professionisti, in virtù della continuità assistenziale che instaurano nei confronti del paziente, si trovano nella condizione ideale per effettuare un counseling che guidi il paziente alla cessazione.
Questa breve revisione, tratta da quella più ampia recentemente pubblicata da Kumar su Periodontology 2000, si propone di elencare le evidenze che attestano come la cessazione dalle 3 principali categorie di sostanze da abuso – appunto, tabacco e derivati, alcolici e droghe – possa favorire la salute gengivo-parodontale.
Il fumo e i danni per la salute parodontale
Per quanto riguarda il fumo, il dato è attestato da 3 linee di evidenze scientifiche. Gli studi di prevalenza attestano, tra i non fumatori, tassi significativamente inferiori di parodontite e perdita di denti, rispetto agli attuali fumatori. La cessazione fa sì che il rischio di insorgenza della parodontite diminuisca del 3.9% l’anno e che, nel giro di 10 anni, il rischio di perdita dentale si riallinei a quello di un non fumatore. Entro 6, invece, si osservano miglioramenti riguardanti tutti i parametri di salute parodontale. Anche l’efficacia della terapia parodontale non chirurgica va incontro a miglioramenti.
Studi epidemiologici evidenziano anche come un consumo eccessivo di alcool sia associato a una peggiore progressione della perdita di attacco clinico: soprattutto chi consuma alcolici in età giovane adulta si trova in una condizione di aumentato rischio di sviluppare successivamente la malattia parodontale. Sembra che i soggetti di sesso maschile, soprattutto se di etnia asiatica, siano maggiormente esposti.
Le droghe costituiscono un capitolo maggiormente complesso, costituito da una serie di sostanze differenti per meccanismo d’azione. Considerando la più diffusa, ovvero la cannabis, il modello animale suggerisce che questa sostanza sia in grado di aggravare quadri di riassorbimento osseo già in essere. Tra i pochi studi umani disponibili, uno studio di coorte ha rilevato, in pazienti che a 18-20 anni consumavano cannabis, una probabilità di sviluppare parodontite, a 38 anni di età, duplice o triplice rispetto a quella dei non consumatori. Per quanto riguarda altre sostanze, come cocaina ed eroina, il danno parodontale è da considerare nel contesto più ampio della cattiva salute orale, mentre nel caso della metanfetamina è stata rilevata addirittura una relazione dose-dipendente.
Riferimenti bibliografici a proposito di salute parodontale