La comparsa degli strumenti NiTi reciprocanti ha senza dubbio fornito nuove opzioni operative ai professionisti, fornendo un’alternativa agli strumenti rotanti tradizionali a movimento continuo, e posto le basi per la messa a punto della tecnica single file per la preparazione canalare. In una disciplina come l’endodonzia, in cui hanno ancora impatto le preferenze operative del singolo professionista, può essere interessante confrontare le due metodiche sulla base delle evidenze attualmente disponibili. È quanto si propone un interessante lavoro a cura di Weeks e Bahcall, con la certezza che nessuna delle due sia da preferire in tutti i casi sull’altra e che, invece, ciascuna abbia vantaggi e svantaggi.
I parametri utilizzabili per quantificare l’efficacia di uno strumento comprendono per esempio la quantità di detriti canalari rimossi, l’estrusione apicale degli stessi (quest’ultima naturalmente letta come complicanza), la centratura e lo spostamento dello strumento nel canale. Per quanto riguarda questi dati, le indicazioni disponibili in letteratura risultano abbastanza sovrapponibili.
Un riconosciuto svantaggio, forse il più importante, degli strumenti rotanti NiTi rotanti è il rischio di frattura durante l’utilizzo, evento che secondo alcuni Autori sarebbe 7 volte più frequente rispetto agli strumenti manuali in acciaio. I due fattori che in maniera decisiva possono condurre all’evento traumatico sono l’affaticamento ciclico e lo stress torsionale a cui lo strumento è soggetto. L’affaticamento ciclico si verifica nel momento in cui il file, ruotando liberamente in un canale, va incontro a una flessione. Di solito il punto di rottura coincide con quello soggetto a massima flessione. Rapportato al canale, questo punto corrisponde a sua volta al tratto più curvo. Lo stress torsionale si verifica invece nel momento in cui la punta o qualsiasi altra parte dello strumento viene a trovarsi bloccata all’interno di un canale mentre il fusto prosegue nel movimento rotante. Secondo lo studio di Sattapan sarebbe questa seconda situazione a causare più spesso la rottura del file rispetto all’affaticamento ciclico flessurale.
La manovra preventiva principale consiste nel seguire le indicazioni di utilizzo e smaltimento fornite dalle case produttrici, dato che risulta sistematicamente difficile intercettare segni di usura sugli strumenti NiTi.
Il tasso di incidenza delle fratture negli strumenti a rotazione continua è stimabile intorno al 5%. Essendo le sistematiche reciprocanti di più recente introduzione (quantomeno quelle in nichel-titanio) sono ancora pochi i lavori in grado di stimare lo stesso dato, che secondo alcuni lavori risulterebbe piuttosto basso, a patto anche in questo caso di che vengano seguite correttamente alle istruzioni. Non sono riportati lavori che confrontino direttamente la variabile nelle due categorie. Va anche aggiunto che molti produttori hanno sviluppato le proprie leghe introducendone di nuove.