La rigenerazione ossea guidata (guided bone regeneration, GBR) è una metodica oramai ampiamente utilizzata e che trova indicazione anche nel ripristino, a fini implantologici, dei difetti forse più critici, quelli che si sviluppano anche sul piano verticale. Una criticità relativa alla procedura, in questi casi, è rappresentata dal rischio di deiscenza dei tessuti molli, esposizione degli innesti ossei e, potenzialmente, necrosi degli stessi. La necessità di ampliare il lembo con incisioni di rilascio, al fine di assicurarne la chiusura per prima intenzione, comporta, contestualmente, una riduzione nell’apporto vascolare all’innesto. Ciò può interferire con il processo di riossificazione, andando quindi a limitare il rimodellamento.
Alcuni autori hanno proposto l’importazione in chirurgia orale del concetto di espansione dei tessuti molli preventiva alla riabilitazione vera e propria. Questa trova largo impiego nella chirurgia plastica ricostruttiva. Ad esempio, nelle pazienti mastectomizzate per ragioni oncologiche, è pratica comune inserire un espansore mammario, cioè un dispositivo che viene gonfiato, in maniera progressiva, con soluzione fisiologica. Ciò provoca, nel giro di qualche mese, l’allargamento dei tessuti, accompagnati da un normale letto vascolare, di modo da poter accogliere la protesi definitiva di dimensioni consone all’estetica e alla simmetria.
Il primo tentativo di proporre questo tipo di trattamento a livello intraorale risale all’ormai lontano 1998: in quel caso, ci si accorse che la continua necessità di infiltrare continuamente l’espansore con soluzione salina costituiva essa stessa un ulteriore fattore di rischio di estrusione e infezione.
Lo sviluppo di un prodotto autogonfiante, contenente idrogel a base di metilmetacrilato e vinilpirrolidone ha permesso la ripresa dello sviluppo della procedura, documentata da alcuni lavori pubblicati tra il 2010 e il 2015ù
Innesto con tunnellizzazione Vs GBR convenzionale
Recentemente, Byun e colleghi hanno valutato la tecnica espansiva nella preparazione dei tessuti molli a una rigenerazione ossea verticale, per la quale hanno preferito, a una GBR classica, un innesto osseo con tunnelizzazione.
Lo studio, multicentrico, è stato condotto secondo il modello del trial clinico randomizzato controllato e ha coinvolto un totale di 46 pazienti necessitanti riabilitazione ossea verticale. I 23 del gruppo sperimentale sono stati trattati con inserimento a livello sottoperiostale dell’espansore e, successivamente, innesto osseo tramite tunneling senza riflessione del lembo. I 23 controlli sono stati, invece, sottoposti, a GBR convenzionale.
Nel corso dell’espansione prevista di 4 settimane, 2 pazient sono andati incontro a guadagno eccessivo di tessuto, mentre 1 a perforazione. Complessivamente, la tecnica sperimentale ha permesso un guadagno osseo verticale (5.12 ± 1.25 mm) significativamente maggiore rispetto alla comune GBR (4.22 ± 1.15 mm). I casi sono però andati incontro, nel corso di 6 mesi, anche a un riassorbimento significativamente (55 contro 30%).
Brignardello-Petersen, revisionando il lavoro per il JADA, ha rilevato sia debolezze che aspetti positivi dal punto di vista metodologico, indicando comunque come rilevanti i risultati, in attesa di aggiornamenti scientifici.